Le autorità israeliane hanno demolito 13 edifici palestinesi, contenenti almeno 44 appartamenti, a Wadi al Hummus, nel quartiere di Sur Baher a Gerusalemme est, in Territorio occupato. Un particolare non irrilevante, perché le aree A e B della Cisgiordania dove sorgevano gli edifici, secondo gli accordi di Oslo sono sotto la giurisdizione dell'Autorità palestinese.

Pertanto, in base al diritto internazionale, trasferimenti forzati, sfratti, confische e demolizioni delle abitazioni sono da considerarsi illegali se effettuate da Israele.

Le famiglie che abitavano in alcuni degli appartamenti degli edifici distrutti sono adesso senza un tetto e sono state ospitate da amici e parenti.

Alcuni Paesi dell'Unione europea - Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna, ma non l'Italia – hanno condannato la demolizione delle case dei palestinesi.

Il ministro della sicurezza interna di Israele, Gilad Erdan, ha giustificato l'ennesimo sopruso a danno dei palestinesi classificandolo come un problema di abusivismo edilizio. Poiché gli edifici erano troppo vicini al muro di confine eretto da Israele, per motivi legati alla propria sicurezza, il governo di Tel Aviv afferma che aveva tutto il diritto d effettuarne la demolizione.

Quasi superfluo rammentare che la Corte internazionale dell’Aja ha dichiarato illegale il muro costruito unilateralmente da Israele nei Territori palestinesi occupati. Pertanto, qualsiasi rivendicazione alla presunta sicurezza dello Stato da parte del ministro Erdan non ha alcun fondamento giuridico.

Secondo fonti palestinesi, dal 2006 a oggi, sono state 1.440 le abitazioni palestinesi distrutte da Israele in Cisgiordania, lasciando senza un tetto oltre 6mila civili.

Inutile aggiungere che questo ennesimo atto, che conferma l'applicazione del regime di apartheid da parte di Israele nei confronti dei palestinesi, non avrà alcun tipo di conseguenza sul piano internazionale.