I ritmi serrati, i tanti impegni professionali e famliiari e i mille pensieri di ogni giorno ci portano a cercare di ottimizzare tutto, anche le cure mediche ed odontoiatriche. Pertanto le nuove tecnologie nel settore dentale hanno fortemente contribuito in questi ultimi anni all’ottimizzazione del numero di sedute necessarie ad occuparsi della cura del proprio sorriso, ancora di più se pensiamo che la pandemia causata dal virus SARS-CoV-2 ha ulteriormente imposto una riduzione dei contatti fisici fra le persone.
A Milano incontriamo pertanto il prof. Stefano Scavia, esperto in implantologia e chirurgia rigenerativa, docente di tecniche odontoiatriche minimamente invasive, socio fondatore della M.I.D.A. (Minimal Invasive Dental Academy) e direttore sanitario di Odontoaesthetics (www.odontoaesthetics.it), struttura estremamente all’avanguardia e dotata delle più moderne tecnologie.
Tra le priorità della gente c’è quella di ottimizzare i tempi e ridurre il numero degli appuntamenti anche dal dentista. Questo ha influenzato il vostro modo di lavorare?
“Indubbiamente sì, soprattutto se pensiamo agli eventi di questi ultimi due anni: tutto oggi deve essere un po’ più “smart”, dentista compreso. Detto questo, siamo ancora lontani dal poter curare i pazienti a distanza, ed anche la semplice prima visita “online” presenta ancora troppi limiti per poter evitare la presenza fisica dei pazienti sulle nostre poltrone. Ciò che invece possiamo fare è rendere i nostri studi sempre più sicuri grazie ad innovative tecnologie e ridurre numero e durata delle sedute necessarie alle terapie".
Questo però potrebbe in qualche modo alterare la qualità del risultato dei trattamenti?
“Assolutamente no, non sarebbe accettabile, anzi il più delle volte un approccio più “smart” ci consente di ottenere risultati migliori. Noi abbiamo pazienti che vengono anche da lontano, spesso dall’estero, è prioritario pertanto offrire cure di eccellenza nel minor numero di sedute possibili senza scendere a compromessi con la qualità”.
Ci può fare un esempio?
“Certo, partiamo proprio dalla prima visita. Oggi non guardiamo più le bocche dei nostri pazienti solo con gli occhi, l’utilizzo di micro-camere digitali ci consente di catturare immagini e video anche a forte ingrandimento. Questo materiale diventa istantaneamente parte della cartella clinica digitale, migliora la diagnosi, la comunicazione con il paziente e permette attraverso specifiche app l’invio della documentazione in tempo reale ad altri esperti, così da ottimizzare la valutazione e la stesura dei piani di trattamento più complessi, come quelli che necessitano di un approccio multidisciplinare".
Con la radiologia di nuova generazione, nella medesima seduta ed in pochissimi minuti è possibile non solo ottenere qualsiasi tipo di lastra utile alle cure del paziente, ma se necessario, anche un modello renderizzato tridimensionale dei tessuti ossei, con la possibilità di progettare piani di trattamento anche molto avanzati.
Con gli scanner intraorali inoltre possiamo prendere un’impronta digitale in meno di 2 minuti, unire i dati dei tessuti duri (osso, denti etc) ottenuti con le lastre ai dati dei tessuti molli (gengiva, mucose, etc.) ricavati delle scansioni intraorali, ottenendo un modello completo di tutta la bocca del paziente per poi renderlo fisico attraverso la stampa 3D. Il tutto in un’unica seduta della durata di 45-60 minuti”.
In questo modo sarebbe possibile saltare tante sedute intermedie?
“Si, le faccio un esempio: un paziente si reca da noi in prima visita e la sua situazione dentale suggerisce un allineamento. In molti casi con poche foto ed una App siamo in grado di sapere in tempo reale se sia un caso trattabile con apparecchiature invisibili di nuova generazione ed in quanto tempo; nella medesima seduta possiamo poi eseguire la scansione intraorale e consegnare il piano di trattamento. Se il paziente accetterà il piano di cure alla seduta successiva sarà già possibile consegnare l’apparecchio".
Questo tipo di approccio si può estendere a tutte le terapie odontoiatriche?
“Sempre più spesso. In campo protesico con scanner intraorali, fresatori e stampanti 3D è possibile ricostruire e ricoprire denti in un'unica seduta, anche in settori estetici. In campo implantare e chirurgico, la ricerca sta sviluppando e proponendo trattamenti sempre meno invasivi, tali da richiedere un numero di sedute molto ridotto rispetto alle tecniche tradizionali. Sono proprio questi gli argomenti di cui si occupa la nostra scuola, la M.I.D.A. (Minimal Invasive Dental Academy)”.
Si sente sempre più parlare di “denti nuovi in 24h”, è anche questo un valido trattamento?
“Su questo aspetto è necessario fare una distinzione. In campo implantare e rigenerativo le nuove tecniche e tecnologie ci consentono di togliere denti, inserire impianti e ricostruire i tessuti molto spesso in un singolo intervento, senza tagliare e senza cucire le gengive e con disagi minimi per il paziente durante e nel post-operatorio. Discorso completamente differente riguarda le campagne di marketing e pubblicitarie che promuovono la sostituzione di tutti i denti inserendo impianti e denti nuovi in poche ore. Su questo tipo di trattamenti io raccomando, sia nel proporli che nell’accettarli, la massima prudenza”.
Per quale motivo? Non è questo un tipo di trattamento “smart”?
“Molte volte non lo è. Anzitutto perché i casi in cui sia realmente necessaria ed inevitabile l’eliminazione di tutti i denti naturali di una persona sono rarissimi. Proprio perché muniti di conoscenze all’avanguardia e di nuove tecniche e tecnologie oggi siamo in grado di salvare molti elementi naturali anche gravemente compromessi. Inoltre è estremamente errata la convinzione che eliminando i denti e sostituendoli con gli impianti non ci si debba più preoccupare della salute del proprio cavo orale. Gli impianti si possono ammalare esattamente come i denti naturali se non più facilmente ed è spesso complesso insegnare al paziente a mantenere in maniera igienicamente corretta questo tipo di soluzioni protesiche. Infine anche nei casi in cui sia inevitabile l’estrazione dei denti naturali, oppure nei pazienti che portano protesi in quanto già privi da tempo degli elementi dentari, non è sempre indicata la soluzione in 24h”.
Può spiegarci per quale motivo potrebbe non essere indicata se una persona è già senza denti?
“Perché la ricerca e la letteratura scientifica ci insegnano che le riabilitazioni su impianti devono rispettare delle regole di posizionamento, di morfologia e qualità dell’osso, di volume dei tessuti gengivali etc, e spesso queste condizioni non sono ottimali in pazienti edentuli o con quadri clinici gravi. In questi casi possono essere indicati trattamenti più complessi ma in grado di dare garanzie di risultato e durata del tempo. In conclusione è indubbiamente positivo l’utilizzo di tecnologie e tecniche sempre più avanzate, in grado di ridurre disagi ed impegno da parte paziente, ma non dobbiamo mai dimenticare che è compito del medico garantire cure di eccellenza rispettando etica ed alti standard di professionalità".