Anche nella notte di lunedì sono continuati gli scontri che da giovedì si sono estesi da Mashhad a molte città dell'Iran. Almeno nove le nuove vittime, dato che porta il numero dei morti finora registrati a superare i 20.

La tv di Stato iraniana ha riferito che sei persone sono state uccise a Qahdarijan, durante un attacco ad una stazione di polizia con i manifestanti che cercavano di rubare delle armi. Sempre la tv di Stato ha riportato l'uccisione di un ragazzo di 11 anni e di un uomo di 20, stavolta nella città di Khomeinishahr. Infine, un appartenente alle Guardie della Rivoluzione è stato ucciso a Najafabad. Sarebbe la prima vittima registrata tra le forze dell'ordine.

Le città dove si sono registrati gli scontri che hanno causato la morte delle nove persone si trovano tutte nella provincia di Isfahan, a circa 350 km a sud di Teheran.

Oltre a quello dei morti, si allarga anche il numero degli arrestati. Solo a Teheran, secondo quanto riportato dall'agenzia ILNA, sarebbero 450 i manifestanti fermati negli ultimi tre giorni: 200 sabato, 150 domenica e 100 lunedì.

Le manifestazioni hanno preso piede per ragioni economiche. Il petrolio che l'Iran ha potuto riprendere a vendere sul mercato internazionale ha migliorato i conti dello Stato, ma non quelli delle persone che, in seguito agli ultimi aumenti intorno al 40% su uova e pollame, hanno iniziato a scendere in strada. E come sempre accade in situazioni simili, in ogni parte del mondo, alla protesta per il pane si associa anche quella nei confronti di chi è ritenuto responsabile di tale situazione: nel caso dell'Iran, il governo di Hassan Rouhani ed il regime degli ayatollah di cui è capo Ali Khamenei.

E così il capo della Corte rivoluzionaria di Teheran, questo martedì, ha dichiarato che i manifestanti arrestati potrebbero anche dover affrontare delle accuse per cui è prevista la pena di morte. Una minaccia che è indicativa della preoccupazione nei confronti di una situazione che potrebbe sfuggire al controllo del regime.

Per questo, martedì, nel suo profilo ufficiale su twitter è stata pubblicata una dichiarazione del capo supremo della Repubblica islamica Seyged Ali Khamenei che, senza alcuna fantasia, ha accusato i nemici dell’Iran di essere i veri responsabili dei disordini nel Paese: "Negli eventi degli ultimi giorni, i nemici dell'Iran si sono uniti e usano tutti i mezzi a loro disposizione - soldi, armi, politiche e servizi di sicurezza - per creare problemi al regime islamico. Sono in attesa di qualsiasi occasione per infiltrarsi e colpire il popolo iraniano."


Sull'argomento, in un altro tweet, Khamenei ha poi aggiunto: "Ho altro da dire su questi eventi, parlerò alle persone care al momento opportuno."