Il ministro dell'Interno Salvini, come oramai è sua abitudine, nonostante sia pagato per fare il ministro questo venerdì, come nei giorni scorsi, è in giro per fare campagna elettorale, in base a quanto lui stesso dichiara descrivendo i suoi spostamenti: "Continua il tour dell'Emilia-Romagna a sostegno dei candidati sindaci della Lega, ora a Reggio Emilia".

E tra un comizio e l'altro, non manca però di comunicare su Facebook ciò che sta facendo anche grazie alle oltre 20 persone che lo aiutano in questo, ma di cui non si sa quante siano pagate e da chi (se dalla Lega o dallo Stato).

In uno dei post odierni, il ministro Salvini se la prende con la magistratura, in relazione ad una sentenza che lui definisce vergognosa: "Se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il Tribunale e si candidi con la sinistra. Ovviamente faremo ricorso contro questa sentenza, intanto INVITO TUTTI I SINDACI a rispettare (come ovvio) la Legge".

Il Comune di Bologna aveva negato a due richiedenti asilo l'iscrizione all'anagrafe in base al decreto Salvini. I due, un uomo e una donna, si sono rivolti al Tribunale per fare ricorso e il giudice gli ha dato ragione, obbligando il Comune ad iscriverli come residenti nel proprio registro.

Una sentenza che il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha accolto con estrema soddisfazione perché, in base a quanto da lui dichiarato, "smentire la destra significa batterla usando la legge e la legalità democratica".


Legge e legalità democratica, due concetti che sembrano però sconosciuti al ministro dell'Interno che, in preda ai suoi isterismi social, viene anche meno al rispetto del mandato costituzionale di cui è investito, sia come parlamentare che come ministro.

Salvini, che invita al rispetto della legge, è paradossalmente il primo a negarlo, non solo per aver già subito una condanna e per aver fatto ricorso alle prerogative della casta per evitare di farsi giudicare in un processo che lo avrebbe visto imputato per sequestro di persona, ma per aver confuso, come sempre, il diritto alla critica con l'insulto. Si è dimenticato anche dell'esistenza della separazione dei poteri, in base alla quale funziona qualsiasi Stato che pretenda di definirsi democratico.

Nonostante in passato gli sia già stata più volte ricordata l'inopportunità di certe dichiarazioni contro i giudici, Salvini continua a rilasciarle usando toni sempre più accesi. Tutto fa pensare che non siano casuali ma ben studiate, affinché siano di monito a chi non si assoggetta ai suoi voleri.

In un Paese serio un personaggio come Salvini non dovrebbe stare in Parlamento, figuriamoci al Governo. Naturalmente, è già facile prevedere che gli alleati a 5 Stelle, che lo hanno sdoganato permettendogli di ricoprire pure il ruolo di ministro, non abbiano nulla da dire riguardo alla gravità della sua ultima esternazione, trincerandosi al riparo di un contratto che, ogni giorno che passa, assume sempre di più l'aspetto di un pietoso velo, necessario a nascondere l'errore politico fatto alleandosi con la Lega.