La manovra sarà il primo vero banco di prova. Pena il rischio di sconfinare nell’esercizio provvisorio e di perdere la nuova tranche di aiuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Inoltre entro il 15 ottobre l’Italia, come tutti i Paesi dell’Eurozona, è chiamata a inviare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio che è la griglia con la sintesi degli interventi che saranno inseriti nella manovra di bilancio. Entro il 20 ottobre, termine che in passato è stato tutt’altro che perentorio, l’esecutivo dovrà poi varare e trasmettere alle Camere la legge di bilancio vera e propria. Il Consiglio dei ministri dovrà quindi approvare il ddl con il dettagliato degli interventi e le relative coperture. Ma da qui a un mese non è detto che il nuovo governo veda la luce ed entro il 31 dicembre il Parlamento deve necessariamente approvare la manovra, altrimenti scatta l’esercizio provvisorio.

Se si tiene conto delle cosiddette spese obbligate, come i rifinanziamenti, i rinnovi contrattuali e l’adeguamento delle pensioni all’inflazione, la manovra parte già da 20-25 miliardi. Il primo nodo da affrontare sarà quelle pensionistico: a fine anno scadrà Quota 102 e, si pone dunque il problema del superamento della legge Fornero che senza interventi sarà ripristinata in versione integrale. Altro arduo compito che attende il nuovo esecutivo è trovare le risorse necessarie per la rivalutazione automatica dei trattamenti previdenziali.

C’è poi da affrontare la crisi energetica. A prescindere dalle decisioni del Consiglio europeo, data entro la quale la Commissione dovrebbe presentare la proposta sul tetto al prezzo del gas, il nuovo governo dovrà definire una strategia nazionale. Senza considerare l’emergenza legata al caro bollette, destinata ad accentuarsi nei prossimi mesi.

E infine la road map del Pnrr. La tabella di marcia del Piano prevede ora che il Paese raggiunga entro dicembre altri 55 obiettivi – più della metà, esattamente 29, dovranno essere centrati a fine ottobre – così da poter accedere alla terza tranche di fondi, pari a 21,8 miliardi, dei quali ne saranno effettivamente erogati 19.

Ma questo lavorare per urgenze sembra la prassi dei governi della nuova Repubblica. Questo si scontra con la realtà a parere del presidente di Nuova Organizzazione d’Imprese Giancarlo Restivo:

“C’è bisogno ora più che mai di un’idea d’Italia. Questo mi sembra il dato concreto uscito fuori dalle urne. Ma un’idea di Paese vuol dire sapere dove vogliamo andare, cosa vogliamo essere. E a partire dagli obiettivi che vogliamo raggiungere, tracciare i passi necessari per farlo. Chi ha esperienza di impresa sa benissimo che non giova affatto lavorare per urgenze, bisogna mettere su una squadra di governo che abbia il polso di decidere nel muovere i passi necessari per attuare una visione che fino ad ora è mancata. Non sono lì per rispondere alle urgenze, solo per risolvere problemi, ma per fare grande l’Italia, attraverso investimenti e quindi sviluppo!”