Per l'ultimo dell'anno l'ex parlamentare Arturo Scotto, ex capogruppo di Sel alla Camera e cofondatore di Articolo 1, si trovava insieme alla famiglia a Venezia, quando è stato aggredito da un gruppo di fascisti. Questo il suo racconto.

Ecco i fatti: eravamo in Piazza San Marco per festeggiare il nuovo anno con mia moglie e mio figlio.
Un gruppetto di ragazzi – circa otto – urlavano “duce tu scendi dalle stelle” e “Anna Frank l’abbiamo messa nel forno” immediatamente dietro di me.
Mi sono girato verso di loro e ho detto di smetterla, ero spaventato per mia moglie e mio figlio quattordicenne. Hanno rincarato la dose urlando “duce duce”. Ho ripetuto che era inaccettabile che in un giorno di festa dicessero quelle castronerie.Sono passati dalle parole ai fatti. Uno, due, tre cazzotti in faccia. Sangue dal naso ma per fortuna nessuna frattura. Un ragazzo di venti anni è intervenuto per sedare la rissa: pestato di brutto. Non so come si chiama, ma lo ringrazio per il coraggio e il disinteresse.Gli aggressori si sono coperti il volto e poi si sono dileguati. Come dei vigliacchi. Stamattina mi sono tolto un peso e ho sporto denuncia all’arma dei carabinieri. Le forze dell’ordine e la magistratura hanno i mezzi per identificarli: piazza San Marco è uno dei luoghi più controllati del mondo.Bisogna smetterla di pensare che sono ragazzate. Sono piccoli squadristi che si fanno forza nella logica del branco. Una cosa di cui preoccuparsi seriamente.Il fascismo è nato così, esattamente all’alba degli anni Venti del secolo scorso. Voglio ringraziare i tanti e le tante che mi hanno chiamato per la solidarietà e per condannare questi fatti. Siamo di più di quelli che vogliono portare l’Italia indietro. E soprattutto Venezia che sta faticosamente rialzandosi in piedi dopo i fatti drammatici di più di un mese fa.Una città magnifica e accogliente. Che non sarà mai sporcata da quattro fascistelli che agiscono in branco e nell’anonimato. Non passeranno mai.

Inutili ulteriori commenti, come è inutile non voler ammettere che fatti simili non siano la conseguenza delle parole di quanti  giornalmente si adoperano a sdoganare la "cultura" del ventennio fascista.