"Ricordate quando Giorgia Meloni - sostenuta da un ardimentoso manipolo di ministri, esponenti di partito e commentatori varii - si scagliò contro il Memorandum d'intesa con la Cina approvato dal Governo Conte I?Ebbene, oggi Giorgia Meloni è in Cina a bussare al Presidente Xi Jinping implorando Pechino di investire in Italia, per rilanciare un partenariato strategico ed egualitario e riequilibrare la bilancia commerciale tra i nostri due Paesi.Guarda caso tutti questi obiettivi erano puntualmente contemplati nel Memorandum del 2019.La differenza è che noi siamo stati attaccati e vituperati per quell'Accordo, che per la prima volta ha introdotto concetti come “parità di condizioni”, “sostenibilità ambientale e finanziaria” che nessuno dei tanti Paesi (anche europei) che avevano sottoscritto l'accordo prima di noi era riuscito a ottenere.I giornali compiacenti col Governo oggi titolano con enfasi: “Giorgia ricuce lo strappo della Via della Seta”. O ancora: “Meloni apre la via cinese”. Quanta ipocrisia. Ma chi ha procurato lo strappo con la Cina? Chi aveva chiuso la via cinese? Sempre lei: Giorgia Meloni.Oppressa da cieco fanatismo ideologico e dall'ansia di compiacere Washington, Meloni, sul finire del 2023, aveva compromesso bruscamente le relazioni commerciali con la Cina, cestinando l'imponente lavoro svolto dal mio primo Governo. Un lavoro portato avanti con la schiena dritta, senza mettere in discussione la nostra tradizionale collocazione atlantista, facendo attenzione a potenziare la disciplina di golden power per assicurarci una migliore tutela dei nostri asset strategici.Oggi Giorgia Meloni corre ai ripari. La coerenza, lo sappiamo, non è il suo forte. Ma, soprattutto in campo internazionale, basta un nonnulla per distruggere la credibilità che il nostro Paese ha conquistato con il lavoro di anni. Siamo sicuri che, con tutte queste giravolte, Giorgia Meloni riesca a tutelare efficacemente i nostri interessi nazionali?"

Così Giuseppe Conte, presidente del M5s, ha commentato il fantasmagorico viaggio di sua eccellenza Giorgia Meloni in Cina. Il commento di Conte, una volta lette le dichiarazioni rilasciate dalla premier, non solo è dovuto, ma è banalmente scontato... perché riporta semplicemente la realtà dei fatti.

A gennaio 2023 - riportava l'Istat - si rilevano aumenti su base annua delle esportazioni verso quasi tutti i principali paesi partner extra Ue27: i più marcati riguardano Cina (+137,5%), Turchia (+46,9%) e paesi OPEC (+26,2%). Si amplia la flessione dell'export verso la Russia (-37%); in calo anche le vendite verso il Giappone (-13,7%).

Un anno dopo l'Istat registrava questi dati:

A gennaio 2024, si osserva una forte contrazione su base annua delle esportazioni verso la Cina (-46,2%). Al contrario, le vendite verso i paesi ASEAN e i paesi OPEC (entrambi +26,4%), il Giappone (+19,9%) e gli Stati Uniti (+14,4%) sono nettamente aumentate.

Nonostante i numeri, la propaganda (post) fascista sbotta. Ecco cosa ha il coraggio di dichiarare il (post) fascista di FdI, Lucio Malan:

"Imbarazzante dichiarazione di Giuseppe Conte, che equipara la 'via della seta' agli accordi firmati in questi giorni da Giorgia Meloni, dimostra che non ha ancora capito cos'era ciò che aveva firmato con Pechino. Con Giorgia Meloni i rapporti Italia Cina tornano ad essere dei normali rapporti tra due grandi economie su un piano di parità. Con la 'via della seta' firmata da Conte l'Italia aderiva al piano strategico di espansione cinese in Occidente".

Ma anche Meloni, senza neppure sapere cosa sia il senso della vergogna - sicura di esser protetta da Forza Mediaset, TeleMeloni e dai giornali di Angelucci che finanzia dei fogli che nessuno legge per far propaganda al regime purché gli sia concesso di far cassa a spese dello Stato con le cliniche private convenzionate - ha voluto dire la sua su Conte:

“Io capisco le difficoltà di Giuseppe Conte perché aveva promesso che con l'ingresso dell'Italia nella Via della Seta si sarebbe riequilibrata la bilancia commerciale. La bilancia commerciale nel 2022 quando siamo arrivati noi produceva un disavanzo per l'Italia di 41 miliardi di euro, quindi evidentemente non ha funzionato. Io ho sempre detto che non ero d'accordo con la Via della Seta, che l'Italia secondo me avrebbe dovuto uscire dalla Via della Seta e che questo non avrebbe compromesso i rapporti con la Cina. Non so dove stia la giravolta perché quello che ho dimostrato ancora una volta è che si possono fare le cose seriamente e con coerenza".

Meloni si è dimenticata di riportare il dato della bilancia commerciale Italia Cina, quando ha deciso di interrompere gli accordi in essere: probabilmente non le sarebbe convenuto. Ci sono poi i dati dell'Istat che da mesi, inesorabili, illustrano le conseguenze della chiusura della "via della seta". Anche quelli, per Meloni e i suoi propagandisti sono fake news?