Harvey fa venire in mente il grosso coniglio compagno di bevute di James Stewart nell'omonimo film - divertente e commovente - degli anni '50 diretto da Henry Koster. Harvey, pertanto, è un nome che finisce per richiamare qualsiasi sentimento agli antipodi con lutti e catastrofi.

E per tale motivo, finisce per essere tristemente ironica, se non perfidamente inadeguata, la scelta di quel nome associato all'uragano che dallo scorso fine settimana sta devastando le coste del sud degli Stati Uniti, in particolare l'area metropolitana di Houston e Galveston.

Una volta raggiunta la costa, Harvey si è trasformato da Uragano forza 4, un gradino sotto il limite massimo della scala che definisce forza e pericolosità di quel tipo di fenomeni naturali, in una tempesta tropicale. Tanto rumore per nulla! Inizialmente, sembrava che anche Harvey fosse l'ennesimo prodotto della necessità dei media di creare ansia e panico nella popolazione per vendere giornali e aumentare l'audience delle trasmissioni tv.

Ma, anche come tempesta tropicale, Harvey ha deciso di dare il peggio di quanto da una tempesta ci si possa attendere. Così alcune delle contee che circondano le aree di Houston e Galveston sono state interessate da tornado e, soprattutto, da piogge torrenziali che hanno trasformato l'area in una specie di enorme lago, causando una situazione che il NOAA ha definito catastrofica.

Ma l'aspetto ancor peggiore della vicenda è che la tempesta tropicale non si è esaurita, è ancora nel pieno della sua forza e, in base alle previsioni, sembra che voglia continuare a devastare la costa del Texas ancora per alcuni giorni con piogge torrenziali che continueranno a depositare in poche ore quantità di pioggia che da noi abbiamo imparato a catalogare come "bombe d'acqua".


Quella che si prospetta è una situazione fuori controllo. Già nel fine settimana le autorità del luogo davano indicazioni ai residenti di evitare assolutamente di mettersi in macchina e di non percorrere per nessuna ragione le strade allagate. Rifugiarsi in casa è stato il mantra che radio, tv e social hanno riportato senza sosta. Ma non solo è stata data l'avvertenza di rifugiarsi ai piani più alti delle abitazioni, ma anche si è suggerito di andare persino sui tetti, prospettando gli attici come vere e proprie trappole.

Secondo alcuni metereologi, l'evento attuale è il più devastante nella storia delle inondazioni mai registarte ad Houston. Le precipitazioni, in alcune zone costiere del Texas, potrebbero raggiungere i 127 centimetri, in pratica il livello di pioggi di 12 mesi.

Ma oltre ai danni alle persone - si sono registrati alcuni decessi - e alle abitazioni, Harvey sta causando gravissimi problemi anche all'economia dell'area che, tra l'altro, è anche uno dei più importanti crocevia economici degli Stati Uniti, al centro dell'industria petrolifera. Aeroporti, porti, ferrovie, autostrade sono chiusi o intasati, potenzialmente rallentando o bloccando la movimentazione di prodotti chiave nella catena di approvvigionamento di una parte importante degli Stati Uniti.


Mentre Harvey prosegue nella "missione" che sembra quella di sommergere Houston e Galvestone, ad est della Florida si sta formando un'altra importante perturbazione che potrebbe iniziare ad interessare quel tratto di costa già entro le prossime 48 ore, senza dimenticare un'altra enorme perturbazione sulle coste dell'Africa occidentale... da dove partono gli uragani che poi finiscono per abbattersi anche sulle coste statunitensi.

Che quello che sta accadendo in queste ore in Texas sia una conseguenza diretta delle scelte di Trump che, appena insediato, ha riportato indietro agli anni '70 le politiche ambientali, climatiche ed energetiche degli Stati Uniti non è neppure ipotizzabile.

Però è chiaro che, come vediamo anche in Italia seppur fortunatamente in dimensioni più ridotte, ignorare la necessità di abbassare la media della temperatura del globo è sempre di più un problema urgente per limitare e ridurre il rischio degli eventi catastrofici che si stanno registrando in queste ore nel sud degli Usa.

Questa catastrofe riuscirà a convincere Trump a rivedere le proprie celte politiche in materia?