Il M5S è nato come partito anti-establishment e anti-casta, adesso è diventato un partito moderato e liberale. "Come si è arrivati a questa trasformazione?", ha chiesto Daniel Verdù a Luigi Di Maio a conclusione dell'intervista rilasciata dal ministro degli Esteri a El Pais.

"Per anni - ha detto Di Maio - si è tentato di classificare il M5S con degli slogan. Ma, il Movimento oggi si propone in Italia come prima forza ambientalista con persone provenienti da differenti esperienze politiche, i cui obiettivi sono inclusione sociale, transizione ecologica e giustizia sociale"."L'ingresso di Conte - aveva dichiarato in precedenza Di Maio - rafforza l'atlantismo e l'europeismo del M5S. È in linea con ciò che "io" ho cercato di creare. Chi ha abbandonato il M5S per la scelta di sostenere il governo Draghi era ancora legato a una certa idea di Italexit. Il peso di Conte aumenterà il prestigio del M5S e completerà il processo di trasformazione".

Questi paragrafi, che concludono l'intervista di Di Maio a El Pais, per le forze politiche del passato sarebbero stati il frutto di un congresso dove i delegati, in rappresentanza degli iscritti, decidevano a maggioranza il nuovo segretario e la nuova linea del partito.

Invece, in base a quanto detto da Di Maio, un  ristretto numero di iscritti del M5S si è riunito per decidere che cosa poteva evitare la completa scomparsa del Movimento e, tutto considerato, ha stabilito che la cosa migliore da farsi era quella di passare da forza politica para-rivoluzionaria a forza para-pantofolaia.

Per l'amor del cielo... niente di sbagliato in tutto ciò, almeno in relazione ai contenuti, specialmente pensando ai 5 Stelle che nel 2018 facevano a gara nello scimmiottare le scelte politiche di Salvini.

Per quanto riguarda la forma, invece, i pentastellati continuano a manifestare seri problemi di organizzazione e di democrazia interna, se si considera come sono strutturati. Infatti, in un batter di ciglia hanno smesso di essere una forza politica di estrema destra, populista e antieuropea per vestire i panni di una forza ecologista con una marcata inclinazione socialista. 

Un bel cambiamento, non c'è che dire. Oltretutto, un cambiamento da considerarsi strutturale, non solo per la garanzia rappresentata dall'ingresso nei 5 Stelle di Giuseppe Conte, ma anche in base a quelle che saranno le alleanze future del Movimento, come anticipato da Di Maio:

"L'alleanza tra PD e M5S sarà rafforzata, ma non deve essere solo elettorale. È necessario guardare ad orizzonti lontani per crescere insieme. Le grandi questioni sociali vanno affrontate insieme. Letta e Giuseppe Conte troveranno spazio per il dialogo".

Quindi l'asse tra PD e 5 Stelle dovrà diventare strutturale e dovrebbe fare da contraltare a quello del trio di destra-centro rappresentato da Legaì, FdI e FI, contribuendo a "prospettare", perlomeno, una certa chiarezza nel quadro politico nazionale.