di Guglielmo Ferraro.

 

Tra gli scienziati che hanno messo in discussione i vaccini spicca il nome di Yehuda Shoenfeld, professore della Facoltà di Medicina di Tel Aviv, che ha dedicato oltre trent’anni allo studio del sistema immunitario umano. Shoenfeld è considerato uno dei maggiori esperti mondiali di malattie autoimmuni ed è l’autore di innumerevoli studi. Si deve a lui la scoperta della cosiddetta ASIA, Autoimmune/inflammatory Syndrome Induced by Adjuvants (Sindrome autoimmune/infiammatoria indotta da adiuvanti vaccinali), anche nota come sindrome di Shoenfeld. Rilevante è il fatto che quasi tutti i tipi di vaccini sono stati associati a questa sindrome. Tra le malattie autoimmuni che possono insorgere dopo le vaccinazioni vengono incluse l’artrite reumatoide, il lupus, il diabete mellito, la vasculite, la dermatomiosite, la miofascite e le patologie demielinizzanti, come la sclerosi multipla. Il ricercatore israeliano ha puntato il dito su vari vaccini e su alcuni in particolare, come il vaccino anti-HPV, ritenuto del tutto inutile nella prevenzione del tumore della cervice e responsabile di gravi effetti collaterali.
Numerose altre personalità scientifiche, riconosciute internazionalmente, hanno evidenziato i reali rischi connessi con le vaccinazioni. Una di queste è Chris Shaw, neuroscienziato e professore dell’Università della British Columbia, che ha illustrato i danni a carico del sistema nervoso provocati dall’alluminio presente nei vaccini. Secondo l’autorevole ricercatore, “l’alluminio è pericoloso e nocivo quanto il thimerosal, collegato anch’esso a diversi disturbi come l’autismo, il morbo di Parkinson, il morbo di Alzheimer e altre patologie”.
Coloro che hanno il potere di decidere in ambito sanitario continuano colpevolmente a disconoscere qualsiasi informazione che potrebbe porre in cattiva luce i vaccini. Impareggiabile è la loro arroganza e la loro presunzione, ma scarse o mediocri sono le competenze che non di rado dimostrano di avere, a dispetto del prestigio delle cariche rivestite.
Indiscutibile dovrebbe essere la rettitudine di un buon cattedratico. Ma assai spesso essa viene sostituita dalla sete di potere e di denaro. Non c’è da meravigliarsi. La decadenza morale e culturale alla quale oggi assistiamo non ha risparmiato nessun settore della società, neanche il mondo accademico.
Da decenni nelle nostre università la meritocrazia è stata ripetutamente calpestata. È pressoché impossibile accedere ai corsi di laurea in Medicina, da quando è in vigore il numero chiuso, e alle scuole di specializzazione, se non si hanno santi in paradiso o se non si ricorre alla sempre più in auge pratica delle mazzette, svelata a volte dalla magistratura. A tal proposito, è utile ricordare che in una recente classifica della “corruzione percepita”, stilata da “Transparency International”, l’Italia si è collocata al sessantanovesimo posto, a pari “demerito” con Ghana e Macedonia.
Ad intraprendere le carriere universitarie, con concorsi sistematicamente truccati, sono solamente i parenti dei cattedratici, i loro protetti e gli "amici" dei potenti. Baronati e nepotismo, che imperversano in modo incontrastato, hanno prodotto un inarrestabile declino degli atenei. Siamo il Paese delle eccellenze, non c’è dubbio, ma anche quello dei ladri, dei furbi e dei raccomandati.
Non è un caso che in cima alla liste delle migliori scuole e università di medicina del mondo, stilate dall’US News & World Report, non si ritrovi neanche uno dei nostri atenei.
L’inefficienza del sistema universitario venne magistralmente descritta da Raffaele Simone, Prof. Ordinario di Linguistica Generale, nel famoso saggio "L’università dei tre tradimenti", pubblicato nel 1993 da Laterza. Da allora sono trascorsi tanti anni, ma le analisi di Simone si rivelano ancora sostanzialmente attuali: “L'università non cambierà davvero fino a che non rimedierà all'enorme dissipazione dell'intelligenza dei giovani e non metterà in primo piano la dedizione alla ricerca e il rigore nella spesa delle risorse pubbliche”.
Pertanto, sperando in tempi migliori, non ci resta che accontentarci delle infallibili verità dispensate dagli esperti di cui oggi disponiamo. Non si corrono pericoli. Basta non prenderli troppo sul serio.