Nel cuore del verdeggiante Salento, nella tanto celebrata Puglia, si consuma un paradosso ironico e grottesco. Da un lato, la Porsche, colosso automobilistico tedesco, desidera ardentemente erigere un nuovo tempio alla velocità: una moderna e grandiosa pista di prova per i suoi bolidi. Un progetto faraonico che prevede la distruzione di ben 200 ettari di bosco secolare, quello dell’Arneo. Dall'altro, a difendere questo polmone verde unico, si ergono schierati i Verdi e la sinistra... tedesca.

Sì, avete letto bene. Proprio nella patria del "made in Italy", dove la tutela del paesaggio dovrebbe essere un caposaldo, sono i cittadini di Stoccarda a insorgere contro l'ecocidio annunciato. In Germania, la sinistra tuona contro le "promesse di sostenibilità" tradite dalla Porsche, mentre in Italia, a Porto Cesareo, la sindaca Tarantino minimizza l'impatto ambientale, paventando addirittura la creazione di nuovi boschi (come se compensare un danno con un altro fosse una soluzione accettabile).

E la politica italiana? Assente, latitante, in balia di una globalizzazione che calpesta le identità locali. Il Salento diventa terra di conquista, un sacrificio sull'altare del dio Profitto, mentre la tutela del territorio e la bellezza del nostro paese passano in secondo piano. La politica locale minimizza la portata dell’imbatto ambientale e quella regionale a guida emiliano non ne parla nemmeno. 

Ma c'è un lato tragicomico in questa vicenda. La beffa è che a difendere il nostro patrimonio sono proprio i cittadini di un altro paese. Forse dovremmo imparare da loro, riscoprire l'amore per la nostra terra e pretendere che la politica italiana, a tutti i livelli, si faccia carico di difenderla, non di svenderla al miglior offerente.

Perché il Salento non è solo una distesa di sabbia e mare. È un luogo dell'anima, un microcosmo di biodiversità e cultura che non può essere sacrificato sull'altare di una pista di asfalto.

Svegliamoci, italiani! Prima che sia troppo tardi.

Un plauso ai Verdi e alla sinistra tedesca per aver alzato la voce. Forse, da questa paradossale situazione, può nascere una nuova consapevolezza: la difesa del territorio non ha confini nazionali, è una battaglia globale che ci accomuna tutti.


#SalentoNonSiVende #PorscheNoGrazie #DifendiamoIlNostroPaesaggio