Di quest’arte mi resta quel nulla d’inesauribile segreto: incontro con Sonia Strukul
Padova Urbs Picta è la candidata italiana Unesco 2020: quest’anno rappresenterà l’Italia per essere iscritta nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO con la Cappella degli Scrovegni di Giotto e dei cicli pittorici del Trecento.Nei prossimi mesi sapremo se Padova ce l’avrà fatta.
Nei prossimi mesi, infatti, l’Unesco deciderà se dichiarare i suoi luoghi, luoghi unici.
Ed è qui, che in occasione della collettiva d’arte contemporanea di sabato 15 febbraio “7 Storie d’arte”, che si terrà negli spazi espositivi della Pescheria Vecchia di Este, incontro Sonia Strukul curatrice e parte attiva del percorso artistico per riflettere sull’arte e la memoria.
È di pochi giorni fa, infatti, l’anniversario della Liberazione da parte dell’Armata Rossa del campo di concentramento di Auschwitz.
L’arte, da sempre considerata un potente mezzo in grado di influenzare il popolo, venne nel contesto della Germania nazista, sapientemente utilizzata, insieme a tutti gli altri mezzi di comunicazione, a fini propagandistici e ciò trovava il suo naturale complemento nel disprezzo per tutte le forme d’arte che si ponevano in contrasto con gli ideali portati avanti dal regime, inclusa gran parte dell’arte contemporanea.
“L’arte degenerata”, indicava,dunque, quelle forme d’arte che riflettevano valori o estetiche contrarie agli ideali del regime. Annientamento, superiorità razziale, guerra, barbarie, sterminio, tortura: tutti sinonimi di un fine ultimo che il Nazismo stabilì: la morte per ciò che si presentava “altro” da sé.
Ma l’arte è per definizione propria l’esatto contrario è un mezzo per promuovere l’inclusione e incrementare così la sensibilità verso le differenze culturali (Byram, Fleming, 1998; da Silva, Villas-Boas, 2006; Donelan, 2009; Eisner, 2002; Sinclair, Jeanneret, O’Toole, 2009; Volk, 1998).
Arte è anti-consuetudine perché è provocazione e meraviglia, è sublimazione della bellezza, è un punto di vista differente, è contemplazione e meditazione su quel che ci circonda, ma anche sollecitazione e scuotimento delle coscienze.
L’arte è una storia d’amore, la passione inafferrabile.
È il viaggio chiuso ad ogni idea di destino.
Un’erranza pura.
L’inizio di una ferita.
Oggi che l’indicibile è stato almeno in parte elaborato, anche se continua in un percorso carsico a riaffiorare in manifestazioni di odio e di rifiuto nei confronti dell’ “altro”, l’arte prende parte alla memoria, in alcuni casi se ne fa protagonista ispirando pièce teatrali, proponendo volumi che rievocano l’orrore dell’Olocausto, raccogliendo testimonianze degli ultimi scampati allo sterminio. Qual’e la sua opinione in merito Sonia?L’olocausto è un orrore che, in quanto europei, ci riguarda da vicino. Nel mondo ci sono stragi che si perpetuano ogni giorno, di cui non siamo a conoscenza. Io credo che l’ Olocausto oggi debba ergersi a simbolo, monito , di cosa l’ uomo è capace di fronte al rifiuto, alla paura, all’ ignoranza verso il “diverso” l’ ” altro.Il connubio tra arte e olocausto è stato sempre molto forte. Primo Levi si è fatto portavoce di una realtà dura e inumana, ma ve ne sono altri che, come lui altri sono diventati i latori del messaggio. Tra le opere d’arte che spiccano,ricordo quelle di David Olère, deportato dal 1943 al 1945,le opere strazianti di Edith Birkin, deportata nel ’41 al Ghetto di Łódź e in seguito ad Auschwitz. E Tamara Deuel,la sua storia , come quella di altro, ha trovato libera espressione nell’arte visiva e letteraria.
Il filosofo Adorno scrisse che il mondo dopo Auschwitz non era più il mondo precedente ad Auschwitz, anche se finche’ esiste dolore e sofferenza l’Uomo avrà sempre il diritto di elaborarli con l’arte, ma qual’è la traccia di liminalità tra coscienza critica e spettacolarizzazione?Il dolore, la sofferenza esisterà sempre purtroppo, al di là di Auschwitz,i sopprusi verso i deboli, le minoranze ci sono sempre stati, basta ripercorrere la storia. Io non credo che l’ arte sia un mezzo per elaborare nessun tipo di sentimento.E’ piuttosto una finestra su qualcos’ altro, ha la facoltà di spostare l’ attenzione, è una visione su un mondo che non consociamo, ma possibile. Chagall,ad esempio, con le sue figure che si librano nel cielo sopra le case, le città, dona un messaggio di libertà, di speranza.Si credo che l’ arte debba dare speranza . Chagall da ebreo esprime molto bene quello che si prova quando si è martoriati nel corpo e nello spirito , focalizzando la morte : quando è a un passo da noi si riesce a percepire l’essenza della vita nella sua interezza . Questo è quello che intendo quando dico che l’arte deve dare speranza,ossia deve riuscire, anche solo per un attimo ,a spostare l’attenzione verso il significato della vita . Nelle opere di questo artista , con i suoi personaggi che volano abbracciati in un cielo azzurro e limpido o notturno e stellato c’è la speranza.E dunque se c’è coscienza critica non può esserci spettacolarizzazione nella sua accezione negativa ma solo positiva perché l’arte è necessariamente la messa in scena di sé stessa.
“7 Storie d’Arte” vuol essere un momento di dialogo e di confronto tra artista e pubblico: sette storie diventano un’unica storia che si apre a nuove prospettive, per sperimentare come i linguaggi dell’arte possano interagire anche se diversificati, come elementi distinti di un’unica storia. L’arte si pone delle domande in modo diverso, ma con un obbiettivo comune: dare significato al passaggio dell’umanità sul pianeta Terra. Sicuramente una scelta che favorisce la molteplicità e che favorisce le differenze. Ebbene la complessità può essere ancora vista come una ricchezza?Sicuramente la diversità è ricchezza, è la chiave di comprensione, di apertura verso l’ universo di cui facciamo parte. Ma non solo l’uomo è complesso in sé, egli è anche creatore di complessità. Ogni sistema sociale e culturale ha in sé eminentemente la ricchezza e l’irripetibilità proprie della complessità.
All’arte, dunque, la complessa eredità di continuare a scuotere le coscienze in un processo di elaborazione senza soluzione di continuità. Ma in fondo non trova che sia la reificazione cui è finalizzata ogni idea metafisica e il mondo delle cose si fa meraviglia quando lo si riscopre apportatore di elementi nuovi di riflessione?Alla fine gli artisti sono degli artigiani… io sono qui nel mio studio che cerco di dipingere qualche cosa che abbia un senso… che forse non avrà mai ma, che come dice lei porta a riflettere. Restando quel nulla d’inesauribile segreto.
“7 Storie d’Arte” presenta i percorsi artistici di Domenico Cardella, Maria Rita Catalano, Ivana Ceresa, Renzo Fortin, Eros Rizzo, Barbara Scarparolo e Sonia Strukul. La mostra a cura di Sonia Strukul, con il patrocinio della Città di Este e con la collaborazione della Libreria Gregoriana Estense e della Biblioteca Civica “Contessa Ada Dolfin Boldù”,rimarrà aperta ad ingresso libero fino al 26 febbraio dalle ore 10,30 alle ore 12,30