Le elezioni hanno dato una risposta chiara a tutti gli schieramenti sia di destra che di sinistra: l’astensione è l’unico elemento certo in costante crescita e l’elettorato sul quale gli schieramenti tradizionali giocano è costituito dai voti forniti da coloro che hanno ricevuto favori e che non vogliono perdere i loro privilegi.

Vi è stata una svolta a destra e, allo stesso tempo, è stato gravemente indebolito l’elemento democratico che doveva bilanciarne l’azione. La sinistra ha recuperato un poco e già pensa che la fase critica sia superata e sia possibile con qualche tornata elettorale ritornare ad essere un’alternativa alla destra.

All’osservazione emerge uno strano fenomeno infatti in questi ultimi anni vi sono stati dei successi elettorali strepitosi che hanno premiato gli schieramenti che erano all’opposizione con l’intento di spazzare via coloro che avevano dominato la scena politica, prima il PD di Renzi, il M5S e ora la Lega che da movimento secessionista si trasforma in partito nazionale con gli stessi intenti originari.

Il M5S ha raccolto un consenso elettorale che lo ha portato ai vertici dello Stato ma come elemento di aggregazione spontanea presentava delle pericolose criticità sin dall’origine. Le candidature sono state votate on line e questo non permetteva di valutare la qualità dei candidati dimostrando che non è sufficiente essere giovani e non avere carichi penali infatti in questo movimento vi sono molti “infiltrati” figli o parenti prossimi della vecchia nomenclatura che li ha fatti votare on line prima e alle elezioni dopo. 

Se l’unico elemento di novità sulla scena politica era il M5S questo è stato osteggiato, criticato, deriso ed insultato sin dall’inizio sia dalla stampa che dalle istituzioni. Soprattutto le principali testate si sono prestate a creare la convinzione nei lettori che gli eletti fossero dei pericolosi incompetenti rendendo ancora più problematico l’inserimento di questi nei vari dicasteri e il loro già complesso lavoro non è stato di certo facilitato da chi all’interno doveva dare loro un valido supporto e non lo ha fatto: troppe carriere sono dovuto non al merito ma a favori.

Non sono stati mai trattati come l’espressione di una libera scelta politica dei cittadini ma come dei pericolosi destabilizzatori di uno stato ormai decomposto da tempo dai “competenti” che ne avevano avuto cura per decenni: sono stati considerati degli “estranei” che stavano “ficcando il naso” in cose che non li riguardavano e non i rappresentati dei cittadini che avevano il diritto di essere tutelati e correttamente informati.

A parte questo è interessante tentare di interpretare quanto è accaduto in queste ultime elezioni tanto per renderci conto a cosa si sta andando incontro.  Facciamo quattro conti.

Il primo e più significativo elemento da considerare è l’astensionismo che sale del 2,6% che però non giustifica il crollo del M5S che dal 32,68% di un anno fa scende al 17,01 perdendo il 15,67%.

La Lega passa dal 17,5% al 34,36% acquistando il 16,86%.

Il Partito Democratico dal 18,76 passa al 22,5 recuperando il 3,74%

Fratelli d’Italia da un 3,4% passa al 6,4 con un incremento del 3%.

Forza Italia dal 16,81% scende all’8,76% perdendo l’8,05%.

Ipotizzando che le perdite di voti dal M5S e di F.I.  non siano andate disperse nelle liste minori ma assorbite dalla Lega, dal PD e da Fratelli d’Italia possiamo dire che la Lega ha letteralmente cannibalizzato l’alleato di governo. Nelle elezioni del 2018 il M5S aveva assorbito parte dell’elettorato del PD in quest’ultima tornata elettorale sembrerebbe che il movimento abbia perso quasi tutto il suo lettorato e si sorregga ancora con un 10% del residuo più un 7% del PD perché è impensabile credere che l’elettorato del PD si sia convertito all’ideologia di destra.

Questo spostamento di voti del movimento sono a mio avviso non frutto di delusioni circa l’operato del governo ma di quella parte di falsi aderenti al movimento che al momento opportuno hanno abbandonato la nave lasciandola andare alla deriva. Sono stati colpiti chi cercava di portare avanti le istanze della parte più debole dello Stato, assumersi la responsabilità di dare risposte e cercare soluzioni dignitose per rimediare ad una situazione drammatica ci vuole coraggio e ha bisogno di rispetto, tranquillità e solidarietà: in Italia l’onestà non paga e queste elezioni lo dimostrano.

Assistiamo anche ad un altro fenomeno estremamente sconcertante che sembra sovvertire le antiche consuetudini infatti, in questi ultimi anni, si sono verificati tre spostamenti di valanghe di voti da un gruppo all’altro dando l’impressione che sia un metodo per togliere di torno chi rappresenta un problema ad un sistema consolidato che sta escludendo i due terzi del paese dalle politiche economiche e sociali visto che ormai si gioca tutto sul debito pubblico che rimane l’unica risorsa per mandare avanti la “baracca”.

L’unico elemento chiaro che si offre all’osservazione è il declino di Forza Italia che nessuno vuole come alleato di governo, neanche la Meloni che si propone come alternativa insieme alla Lega.

Per fortuna che si votava per il rinnovo del parlamento europeo.