"Il presidente Putin lo ha chiarito: i civili possono uscire e andare dove vogliono. I soldati devono deporre le armi e uscire. Le loro vite saranno risparmiate. Tutti, feriti e malati, riceveranno assistenza medica. Cosa c'è da negoziare?"

Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, questa mattina, ha riassunto la posizione del presidente russo, Vladimir Putin, sull'evacuazione di militari e civili ancora asserragliati a Mariupol all'interno dell'acciaieria Azovstal, facendo seguito alle dichiarazioni rilasciate ieri da Zelensky e Guterres che, al contrario, parlavano della necessità/possibilità di trovare un accordo.

In base a quanto riporta la Tass, "Putin ha osservato che i corridoi umanitari russi da Mariupol sono attivi e circa 130.000-140.000 persone li hanno già utilizzati e sono libere di andare dove vogliono, in Russia o in Ucraina. Secondo Putin, se dei civili sono davvero presenti ad Azovstal, tenerli come scudi umani è un crimine di guerra per i battaglioni nazionalisti ucraini. Putin ha anche aggiunto che quei militari ucraini che hanno già deposto le armi sono tenuti in condizioni adeguate e ricevono assistenza medica, se necessario. Ha affermato anche che la Russia è pronta a fornire alle Nazioni Unite e alla Croce Rossa internazionale la possibilità di far loro visita".

Le dichiarazioni di Putin, però, devono fare i conti con il fatto che ieri, mentre Guterres era a Kiev, la Russia ha lanciato su un quartiere residenziale della capitale alcuni missili, uccidendo almeno una persona e ferendone altre 10... tutte civili.

Questi attacchi, insieme alle dichiarazioni in cui si minaccia il ricorso all'uso di armi non convenzionali, comprese quelle nucleari, sono il segno della crescente frustrazione di Putin per l'andamento della guerra.

Nel Donbass, la Russia sta producendo il massimo sforzo per consentire a Putin di poter dire, almeno, di aver conquistato quella regione. Kiev ha riconosciuto - in quell'area - di aver perso il controllo di alcune città e alcuni villaggi a partire dalla scorsa settimana, ma ha anche precisato che i successi ottenuti da Mosca hanno avuto un costo enorme per un esercito  già alle corde dalla precedente disfatta subita nel tentativo di conquistare Kiev e tuttora alle prese con gravi problemi logistici.

"Abbiamo subito gravi perdite", ha detto Oleksiy Arestovychma, uno dei consiglieri di Zelensky, "ma le perdite dei russi sono molto più grandi... addirittura enormi". (fonte Reuters)

Ciò è dovuto, al supporto offerto all'Ucraina da parte della Nato, ma soprattutto da parte degli Stati Uniti che, in base a quanto ulteriormente dichiarato ieri dal presidente Biden, hanno confermato di voler combattere in quella nazione una guerra per procura contro la Russia, che, a questo punto, potrà interrompersi solo con una resa di Mosca, che sarebbe da considerare tale anche solo se Putin decidesse di accettare una tregua. Per questo, la preoccupazione di coloro che paventano una guerra nucleare non è assolutamente fuori luogo.

Zelensky non sembra preoccuparsene e ringrazia Biden per l'appoggio incondizionato promessogli:

Questo l'ultimo bollettino dello Stato maggiore ucraino con le perdite della Russia dal 24 febbraio: 23.000 soldati, 986 carri armati, 2.418 mezzi corazzati per il trasporto di personale, 1.695 veicoli, 435 pezzi di artiglieria, 151 sistemi di lancio multiplo di razzi, 73 sistemi di difesa antiaerea, 155 elicotteri, 189 aerei, 76 serbatoi di carburante, 8 imbarcazioni.


Crediti immagine: il leader dell'autoproclamatasi DNR, Denys Pushylin, premia dei soldati per la conquista del porto di Mariupol - twitter.com/leonidragozin/status/1519921638967500800