Continua l'impegno della Protezione civile e dei volontari a Casamicciola, nelle aree colpite dalla frana che ha causato 8 vittime accertate, mentre continuano ad essere 4 i dispersi.

È salito a 30 il numero delle abitazioni che risultano interessate dalla frana con 290 persone sfollate, di cui circa 170 ospitate in strutture alberghiere presenti sull'isola e le altre in sistemazioni autonome. In alcuni casi, è ancora impossibile stabilire se le abitazioni siano state spazzate via o se siano rimaste sepolte (anche parzialmente) dal fango.

Per quanto riguarda i soccorsi, sono circa 230 i volontari delle organizzazioni regionali di protezione civile che continuano ad assicurare assistenza alla popolazione, mentre le forze di polizia sono presenti con circa 180 donne e uomini, anche impegnati nella sorveglianza e protezione delle abitazioni.  Presenti anche circa 90 persone appartenenti alla Capitaneria di Porto, con 6 mezzi, che operano in attività di ricognizione lungo la costa, con a supporto, in caso di necessità, della nave San Giorgio che si trova al largo di Ischia. 

Il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco è presente con 200 uomini e 100 mezzi (tra droni, autocarri e mezzi movimento terra) e continua a essere impegnato nelle attività di ricerca delle persone ancora disperse, attività per la quale è stato attivato anche un gruppo di volontari del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico. I VVF sono al lavoro anche per verificare l'agibilità degli edifici, in modo da delimitare le aree a rischio. 

Il dramma è che sul monte Epomeo, che sovrasta Ischia e Casamicciola, ci sono ancora aree in cui il terreno argilloso è impregnato d'acqua e a rischio frana, specie nel caso di nuove perturbazioni, previste nei prossimi giorni.

Per questo, nel caso in cui fosse necessario, la popolazione potrebbe essere evacuata a scopo precauzionale e sistemata in strutture ricettive, ha spiegato ieri in una conferenza stampa a Casamicciola il prefetto di Napoli Claudio Palomba. 

In passato, sul monte Epomeo, vi erano terrazzamenti e muri a secco che permettevano il contenimento del terreno e la coltivazione. Con il passare degli anni e la cementificazione selvaggia dell'isola, i contadini di una volta si sono messi pian piano a fare albergatori e affittacamere... ma nessuno si è ricordato della necessità di fare manutenzione del territorio a monte. 

La recente frana ha ricordato l'errore. Ma in Italia tutto questo non è una novità, anche se si continua a non porvi rimedio.