Recovery Fund: vittoria per l’Italia?
A qualche giorno dall’approvazione del Recovery Fund, quando, finalmente, la grancassa orchestrata dall’ineffabile Giuseppe Avv. Conte, di professione Presidente del Consiglio dei Ministri nel Governo italiano, s’è chetata proviamo a fare il punto della situazione.
Lo facciamo perché, finalmente, qualcuno deve pur dirla la verità.
Abbiamo assistito in questi giorni, nei giorni immediatamente successivi all’approvazione del RF, a tutta una serie di strombazzamenti, per opera dei sostenitori di questo Governo, miranti a farci credere che Giuseppe Avv. Conte, fosse riuscito ad ottenere dal consiglio europeo chissà che cosa. Avesse ottenuto chissà quali mirabolanti risultati.
E invece? Invece niente. Fallimento su tutta la linea. E cercheremo di spiegarlo di seguito.
Intanto c’è da dire che oltre all’opposizione, stranamente titubante a tal proposito, anche elementi della maggioranza stanno capendo che le cose non stanno come le hanno raccontato, che non tutto ci è stato detto e che molto ci è stato nascosto.
Ma, ancora stranamente, l’opposizione non ne parla e tanto meno lo fanno quelli che, nella maggioranza, hanno visto oltre il velo delle menzogne di Giuseppe Avv. Conte di professione Presidente del Consiglio dei ministri del Governo italiano.
Cosa diceva Conte? Che la sua opera di grande mediatore aveva conseguito un successo internazionale come da tempo non si vedeva in Italia.
Diceva, Conte, che era riuscito ad ottenere il massimo ottenibile, tutto a vantaggio dell’Italia.
Diceva ancora Conte, che finalmente in Europa avevano vinto gli italiani. Chissà quale partita ha visto Conte.
Al di là dei numeri e della loro reale suddivisione, tra denaro in prestito e quello a fondo perduto, vogliamo porre l’attenzione sulle condizionalità che sono poi le vere regole per l’ottenimento e la fruibilità delle cifre stabilite.
Ricordiamoci, però, che i prestiti faranno crescere il debito pubblico e andranno, comunque, restituiti.
Ma, dicevamo prima, è delle condizionalità imposte che vogliamo parlare.
Le regole (condizionalità) sono contenute tutte in un piccolo fascicolo nel quale sono definite le modalità con le quali saranno assegnate, alle Nazioni richiedenti, i prestiti (da restituire, ricordiamolo) e i contributi.
L’articolo del fascicolo che vogliamo attenzionare è quello al punto 19, che così recita: «i piani per la ripresa e la resilienza sono valutati dalla Commissione entro due mesi dalla presentazione delle domande. Nella valutazione, il punteggio più alto é per la coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese.»
Cosa significa questo? Significa che per accedere ai finanziamenti L’Italia, per esempio, dovrà essersi allineata e dovrà aver ottemperato a quanto “suggerito" dall’Unione Europea, leggi “Germania”. Sappiamo benissimo, per averlo visto anche in Grecia, quali sono le raccomandazioni che la Merkel ed il suo giullare Macron suggeriscono alle Nazioni in difficoltà.
Ed è facile scoprire il gioco della Cancelliera tedesca.
Infatti, mentre alcune Nazioni - l’Olanda, per esempio- chiedeva che l’assegnazione avvenisse solo dietro a votazione unanime, questo le avrebbe permesso il diritto di veto, la Merkel ha trovato il modo di avere, lei e solo lei, il potere decisionale.
L’ha fatto con uno stratagemma molto fine, degno dei migliori strateghi.
Ha fatto passare, infatti, la regola che per assegnare i fondi a una Nazione richiedente sarà necessario un voto che rappresenti come minimo il 35% dei cittadini europei.
Facile comprendere che nessuno delle Nazioni cosiddette “frugali” potrà raggiungere tale quorum, cosa invece ottenibile con la somma del voto della Germania.
Ecco la quadratura del cerchio.
Nella buona sostanza la Germania sarà titolare dei destini di ogni nazione facente parte dell’UE e che, trovandosi in difficoltà, avesse bisogno di ricorrere al Recovery Fund.
Una totale debacle per l’Italia, e Giuseppe Avv. Conte, di professione Presidente del Consiglio dei ministri del governo italiano, afferma che, aver firmato quest’accordo suicida, sia stata una vittoria per l’Italia.
Crediamo, con quanto scritto sopra, di aver chiarito perché, noi Missini, siamo contro il Recovery Fund, così come siamo contro il Sure e il MES.
Siamo invece per l’emissione di una moneta parallela con titoli di credito emessi dallo Stato e messi sul mercato al prezzo del loro valore nominale, senza che generino nuovi interessi e che non gravino, quindi, sul debito pubblico.
Mario Settineri
Membro Segreteria Nazionale MSFT