"I non residenti che vogliono recarsi in Australia non in possesso di un visto valido al momento dell'ingresso o a cui il visto è stato annullato saranno fermati e respinti".
Questo è quanto ha dichiarato l'Australian Border Force (ABF) in una nota.
E per tale motivo Novak Djokovic, quando ha tentato di entrare in Australia con un visto ritenuto non regolare, al suo arrivo a Melbourne è stato prima trattenuto in aeroporto per diverse ore in attesa di accertamenti per non aver rispettato le norme che regolano l'ingresso nel Paese, successivamente è stato portato in un hotel (utilizzato per la detenzione di immigrati irregolari) dove dovrà rimanere sotto custodia fino a lunedì prossimo, data in cui un tribunale (Federal Circuit and Family Court of Australia) deciderà o meno sulla sua espulsione.
La vicenda Djokovic ha assunto anche le caratteristiche di una crisi diplomatica, con il presidente Aleksandar Vucic che ha dichiarato che il tennista serbo è stato vittima di "molestie" e che "l'intera Serbia" lo sostiene.
Al che il primo ministro Morrison ha risposto negando che la cancellazione del visto sia dovuta a "qualsiasi posizione particolare in relazione alla Serbia", descrivendo la nazione come "un buon amico dell'Australia".
Lo stesso premier australiano, dopo aver prima difeso la decisione dello Stato del Victoria di concedere a Djokovic la partecipazione agli Open d'Australia per una esenzione medica, ha poi modificato la sua posizione quando è cresciuta l'indignazione nei confronti di tale scelta, sia da parte del mondo sportivo, che da parte degli stessi australiani.
Djokovic, infatti, è un convinto no vax e, sempre per una dichiarazione dello stesso Morrison, l'esenzione che gli sarebbe stata concessa si baserebbe su una positività di Djokovic che risalirebbe a sei mesi fa... mentre l'Australia riconosce l'esenzione dal vaccino nel caso di positività entro i 4 mesi.
Adesso sarà un tribunale a decidere se il tennista serbo potrà difendere o meno il titolo agli Open d'Australia o se dovrà tornare a casa.