Trump accusato di invitare ad usare le armi contro la Clinton. Quali davvero le sue parole?
Una nuova bufera si è abbattuta ieri sul candidato repubblicano alla Casa Bianca, accusato di aver invitato i suoi sostenitori a fare uso delle armi contro la sua rivale democratica.
Siamo nel palazzo dello sport di Wilmington, in North Carolina, una delle tappe della campagna elettorale di quello che dai suoi oppositori viene chiamato "The Donald".
Trump ritorna su uno dei suoi argomenti preferiti, il secondo emendamento, quello che, secondo l'interpretazione corrente, dà diritto ad ogni cittadino americano di possedere e portare con sè un'arma. Questo il testo completo:
A well regulated militia, being necessary to the security of a free state, the right of the people to keep and bear arms, shall not be infringed.
Trad.
Essendo necessaria una milizia ben regolamentata per la sicurezza di uno stato libero, il diritto delle persone di possedere e portare con sé un'arma non sarà mai violato.
Teoricamente, si potrebbe interpretare anche in modo più restrittivo, e pensare che il diritto a detenere un'arma sia inteso solo come difesa contro uno stato dittatoriale.
Ma ritorniamo ai fatti di ieri. Trump ricorda ad una platea, che sottolinea le sue parole con boati di approvazione, che il prossimo presidente dovrà scegliere i nuovi giudici della Corte Suprema e, se il compito toccherà alla Clinton, che vuole abolire il secondo emendamento, saranno nominati giudici di sinistra che voteranno per il controllo delle armi.
Queste le parole incriminate, tradotte più letteralmente possibile (sotto potete leggere e ascoltare la versione originale): "Se lei arriva a scegliere i suoi giudici ... non ci potrete fare niente ... Anche se ... forse c'è il popolo del secondo emendamento che ..."
La frase in sé non crea scandalo. Non si dice esplicitamente di fare uso delle armi contro qualcuno. Molto, invece, lasciano intendere le pause e le espressioni di Trump, mentre queste parole le pronunciava.
Anche i presenti, come i media, le hanno interpretate nel modo più forte, quello di usare fucili e pistole contro la Clinton. Guardando attentamente il video, si vede l'uomo sulla destra, con la maglietta rossa e la barba bianca, che si rivolge alla signora al suo fianco con un'espressione di stupore.
E' la tecnica che Trump è solito adottare, quella di dire e non dire, di usare frasi a doppio senso, che possono lasciar intendere anche le cose peggiori, quelle che non si possono dire in pubblico, ma che i suoi elettori vorrebbero ascoltare dal loro candidato. Del resto, qualche settimana fa il New York Times aveva pubblicato un video che mostrava supporter di Trump che lanciavano invettive contro Hillary Clinton, del tipo: "Uccidiamola!"
"The Donald" non si preoccupa di dire falsità (in questo caso non è assolutamente vero che la Clinton voglia abolire il secondo emendamento), salvo poi smentirle subito dopo, quando viene messo di fronte all'evidenza, con un'imperturbabile faccia tosta.
Comunque, da ieri sera in America l'appello alle armi di Trump è sulla bocca di tutti. Robby Mook, alla testa della campagna di Hillary, ha definito le sue parole pericolose, mentre il portavoce di Trump ha replicato che si è trattato solo di un appello all'influenza politica che la lobby delle armi è in grado di esercitare.
Certo, lo sforzo profuso dai collaboratori per far uscire il tycoon dalla crisi di immagine, in cui è finito dopo i commenti rivolti ai genitori del soldato musulmano morto in Iraq, è stato miseramente vanificato da quattro parole pronunciate, per non aver saputo resistere al suo "istinto" di comunicatore.
Avrebbe fatto meglio ad essere più prudente, considerando che proprio pochi giorni fa Al Baldasaro, uno dei suoi consiglieri, aveva detto che la Clinton doveva essere fucilata per tradimento, riferendosi al caso delle email archiviate su un server non protetto. In un primo momento Trump aveva detto di non essere d'accordo, ma poi aveva definito Baldasaro "un grande".