Con una decisione non condivisa, 6 a 3, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che ridimensiona significativamente il potere dei tribunali federali di bloccare a livello nazionale gli ordini esecutivi del presidente degli stati Uniti. Il caso in questione ruota attorno all'ordine di Donald Trump che mira a eliminare il diritto alla cittadinanza automatica per i figli degli immigrati irregolari nati negli Stati Uniti, diritto storicamente garantito dal 14° emendamento della Costituzione.

La decisione non affronta direttamente la costituzionalità del provvedimento di Trump, ma apre la strada alla sua parziale entrata in vigore entro 30 giorni, dopo essere stato bloccato dai tribunali di grado inferiore. La Corte ha stabilito che le ingiunzioni emesse dai giudici federali devono essere limitate ai querelanti coinvolti nel caso specifico, non più estese su scala nazionale come accaduto in passato.

In altre parole, i giudici non potranno più sospendere automaticamente gli ordini presidenziali per tutto il paese, ma solo per coloro che li contestano direttamente.

Donald Trump, in una conferenza stampa fiume, ha definito la decisione "una grande e straordinaria vittoria", mentre il procuratore generale Pam Bondi ha elogiato la sentenza, affermando che "toglie potere ai giudici disonesti" che frenano l'agenda presidenziale.

Diametralmente opposta la posizione della giudice progressista Sonia Sotomayor che ha criticato duramente la decisione parlando di "un aperto invito al governo a bypassare la Costituzione". Il suo dissenso evidenzia come la Corte, a maggioranza conservatrice (rafforzata dalle tre nomine effettuate da Trump durante il suo primo mandato), stia imprimendo una svolta restrittiva alla supervisione del potere esecutivo.

Secondo Margo Schlanger, docente di diritto all'Università del Michigan, la sentenza complica la possibilità per i cittadini di contestare ordini esecutivi, ma lascia una scappatoia: gli Stati possono ancora intentare cause a nome dei loro residenti. Più di 20 Stati lo hanno già fatto contro l'ordine sulla cittadinanza per nascita.

I tribunali inferiori ora hanno 30 giorni per rivedere le ingiunzioni esistenti e decidere se mantenerle, ridurle o eliminarle del tutto in conformità alla nuova sentenza. Schlanger sottolinea che la possibilità di un'ingiunzione nazionale resta sul tavolo, ad esempio, se si dimostra che un cittadino del New Jersey potrebbe perdere la cittadinanza semplicemente attraversando il confine con New York.

Nonostante la confusione e la crescente incertezza legale, al momento il principio di cittadinanza per nascita rimane in vigore. I bambini nati sul suolo americano sono ancora considerati cittadini statunitensi, almeno fino a una nuova pronuncia definitiva sulla costituzionalità dell'ordine esecutivo di Trump.

Il problema, però, è il segnale dato dalla Corte Suprema che, a questo punto, fa intendere a Trump che può fare ciò che vuole... in barba al Congresso e alla Costituzione. In base a ciò, perché un'azienda dovrebbe investire negli Stati Uniti o comprarne il debito, dato che è diventata una nazione dove - in teoria - non ci sono più garanzie.