In Italia l'opposizione continua a battere sempre sullo stesso tasto: l’Italia, con il governo Meloni, dovrebbe "prendere posizione" netta sulle guerre in Ucraina, a Gaza, e ora anche sul conflitto che coinvolge l’Iran. La sinistra pretende che il nostro Paese si erga a mediatore, che si schieri contro le guerre e chi le scatena, che intraprenda la sola via diplomatica e non quella del riarmo per garantire la pace agli italiani e al mondo intero. Un’ambizione che, più che una visione politica e realistica dello stato delle cose, sembra sconfinare nel campo della fantasia ai limiti dell'utopia.
Ma davvero si pensa che l’Italia abbia oggi la forza e l'autorità necessarie per imporsi sullo scacchiere internazionale?
Al giorno d’oggi, se non possiedi almeno uno straccio di bomba atomica nel tuo arsenale, non conti nulla!
E l’Italia, forse, un arsenale neanche ce l’ha!
In un mondo in cui si confrontano colossi come gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, in uno scenario internazionale in cui le dinamiche militari ed economiche vengono dettate da chi possiede risorse, armamenti e influenza, il nostro Paese è un vaso di coccio tra botti di ferro.
Disporre di un esercito numericamente limitato e tecnologicamente indietro rispetto alle grandi potenze, avere un peso economico inferiore a quello di singole multinazionali statunitensi, e dipendere energeticamente dall’estero, non permette all’Italia di avere alcuna voce in capitolo. Al massimo possiamo sedere ai tavoli, ascoltare, sostenere una linea comune europea (quando c'è), esprimere auspici.
Pretendere di più dalla nostra Italietta alle prese con il debito pubblico più alto del mondo e che non ha la benzina neppure per le volanti di polizia e carabinieri, è come chiedere ad un asino di volare.
La politica estera, in contesti del genere, non si fa con le emozioni, con gli slogan o con le illusioni ideologiche, ma con una dose necessaria di realismo. Il nostro margine di manovra non sta nell’essere protagonisti, ma nel sapere navigare a vista. "Galleggiare", se vogliamo usare un termine spesso visto con disprezzo, è in realtà un’arte: richiede intelligenza, capacità diplomatica, equilibrio.
Significa mantenere relazioni con chi conta, stare dalla parte di chi può garantire stabilità e protezione, e soprattutto limitare i danni per la nostra economia, per la nostra sicurezza, per il nostro popolo.
Ed in questo Giorgia Meloni non ha rivali!
In fondo, in una partita in cui regna denari, il due di coppe non può vincere la mano. Può solo giocarla con prudenza, evitando di essere fatto fuori troppo presto.
Prima o poi la sinistra dovrà rendersi conto che sventolare la bandiera della pace non basta a far tacere i cannoni. Occorre capire dove siamo, chi siamo e quali limiti ci impone la realtà. Oggi l’Italia può solo restare a galla, ma con dignità. E, considerando le condizioni in cui versa il nostro Paese, è già un risultato tutt’altro che trascurabile.