I politici, la cui gran parte ama definirsi «democratica» nelle sedi ufficiali, sono ormai giunti alla convinzione foucaultiana che soltanto il potere e la gestione sono al centro del mondo e non la socialità, l’etica o i loro doveri verso i cittadini e le Costituzioni alla base di una democrazia autentica. Si tratta, evidentemente, di un tragico equivoco le cui conseguenze politiche sono platealmente sotto gli occhi di quei cittadini ancora dotati di buon senso. 

Quando i partiti, o i tecnocrati dell’esecutivo, credono sia loro prerogativa emettere decreti che mirano ad escludere ed isolare una parte della popolazione la quale si trovi in dissenso con le loro politiche, oltre a commettere atti apertamente indegni, stanno ripetendo tristi mandati che la storia ben conosce: nihil novi sub sole

Forse tutto questo non appare immediatamente evidente perché la storia non viene più studiata con quello spirito analitico che le è dovuto e persino gli storici di professione, in particolare quelli televisivi, assomigliano ormai più a dei collezionisti di francobolli che non a degli investigatori critici. Quanti cittadini continuano a leggere di storia anche dopo aver lasciato le scuole? Oppure, ancor meglio, quanti cittadini continuano ancora a leggere dopo la scolarizzazione? A mio avviso – ma è solo un’ipotesi azzardata – tra gli inoculati con i sieri a mRNA ci sono meno persone che continuano a studiare la storia rispetto a quelli che esercitano il loro diritto di rifiutare il siero sperimentale. 

A coloro i quali non ricordano la storia, i media a reti unificate possono facilmente raccontare che, nella vicenda iniziata nel 2020, non ci sono grandi interessi economici o politici in gioco, oppure che Giulio Cesare è sicuramente caduto dalle scale del Senato, mentre Bruto lo stava amorevolmente scortando o che il falso incidente del Tonchino, che ha spalancato le porte all’intervento americano in Vietnam, era solo un malinteso e non una plateale menzogna politica. Per non parlare, poi, dei molti altri momenti in cui enormi inganni perpetrati a danno della popolazione da parte della politica sono stati svelati come, ad esempio, lo scandalo causato dai Pentagon Papers nel 1971. Di questi eventi dei quali è costellato il racconto della storia i media della verità, ed i loro seguaci, non si preoccupano o li respingono con interessata superficialità quali «teorie del complotto», una frasetta buona per ogni occasione in cui si preferisca la narrazione ufficiale al discorso critico. Per i benpensanti, i conformisti e, diciamolo pure, per gli ottusi, l'unica ed assoluta realtà è quella che proviene dai centri del potere e dai loro portavoce nei vari Paesi o sulla stampa. La maggioranza degli inoculati, persino gli storici di professione che occupano prestigiosissime cattedre accademiche, crede (o finge di credere) ormai acriticamente a quello che viene sbraitato dai megafoni del potere, tanto quanto una gran parte dei medici si è tranquillamente lasciata alle spalle secoli di conoscenze acquisite per gettarsi tra le braccia delle narrazioni ad hoc che al momento prevalgono. Quando cambierà il vento e la ragione tornerà a farsi strada questi getteranno, come se nulla fosse, la casacca dell’ortodossia del momento per indossare i nuovi panni, tanto quanto i loro predecessori, il giorno dopo la sconfitta del fascismo, corsero a bruciare le ben stirate camice nere. Anche qui nulla di nuovo.

Come sia stato possibile, nel XXI secolo, immunizzare una maggioranza di cittadini contro il pensiero critico o la logica elementare, sarà certamente oggetto di dibattito scientifico per i secoli a venire. Ammettendo che lo scempio della razionalità cui assistiamo possa consentire un futuro alla nostra martoriata specie. 

Un'analisi superficiale direbbe che questa immunizzazione al ragionamento ed all’evidenza è prodotta unicamente dalla perversa influenza dei media generalisti e la scuola, con i suoi ben precisi programmi ministeriali, viene dimenticata in questo processo di annientamento dell’autonomia individuale. Eppure, senza la pedissequa collaborazione del sistema scolastico/accademico con lo Stato ed il costante bombardamento da parte dei media, il risultato di eradicamento del pensiero di cui si è testimoni, con la drammatica accelerazione impressa a partire dal 2020, non sarebbe mai stato possibile.

Un altro fatto che è emerso chiaramente in questa grottesca vicenda politica iniziata nel 2020 è che quei Paesi come la Polonia o l’Ungheria, i quali hanno sofferto sotto dittature totalitarie nel recente passato, rispondono politicamente meglio alla narrazione pandemica rifiutando di opprimere l’intera cittadinanza con decreti d’emergenza d’ogni sorta. La Germania, ad esempio, è un laboratorio perfetto per analizzare quest’ipotesi: il divario tra spirito critico ed obbedienza è oggi più grande nei territori (Länder) dell’ex Repubblica Democratica Tedesca che non dalla parte della tranquilla Repubblica Federale, dove l’obbedienza è la norma assoluta ed i politici possono tranquillamente agire senza essere disturbati da una popolazione da lungo tempo sottomessa o assopita la quale non disturba il manovratore.

C’è qualcosa di incredibile e sinceramente paradossale in quello che il cittadino tedesco e l’Europa hanno sofferto nei 16 anni eternamente lunghi dell’era Merkel, continuando però a votare obbedientemente per partiti che gli hanno tagliato anni di pensione, reso impossibile comprare una casa a prezzi ragionevoli, alimentato l’inflazione e, infine, precipitato il Paese nella catastrofe economica e sociale. Questo può esser spiegato solo con un lungo ed inesorabile processo di condizionamento psicologico, repressione e scissione della personalità a cui i cittadini sono stati metodicamente sottoposti. L’altro risultato, forse il peggiore ottenuto dalla Cancelliera del cuore, è che ha buttato giù l’etica di una nazione la quale ha avuto grandi rappresentanti da Albert Schweitzer ad Albert Einstein o da Martin Buber a Karl Jaspers fino al grande martire Dietrich Bonhoeffer. 

A dispetto delle basi etico-morali dell’Europa e del suo passato si è invece arrivati al punto in cui lo stato di diritto viene ormai utilizzato come strumento di intimidazione politica contro chi la pensa diversamente dall’ideologia dominante! Attraverso la costruzione di una narrativa speciosa, grazie anche all’uso di nomignoli ed etichette fuorvianti escogitate dai media generalisti e dalla politica, la repressione e la discriminazione di quelle parti della popolazione additate viene poi direttamente applicata dall’esecutivo contro i dissenzienti. Questo è uno sviluppo preoccupante ed inaccettabile per Stati come l’Italia o la Germania che hanno vissuto i tragici eventi totalitari del secolo scorso. Ma per favore, come ci insegna lo psicolinguaggio della stampa: non facciamo paragoni!

L'abisso politico e morale in cui le società che appellano se stesse come «democratiche» sono state sprofondate da un’amministrazione politico-mediatica che gestisce solo gli interessi dei forti si riflette nell’incapacità osservata di distinguere ormai il bene dal male. Non c’è nessuna ragione etica per cui la segregazione o la discriminazione, siano queste per motivi sanitari o politici, possano essere dichiarate «giuste» o, con le iperboli di certi cattedratici, persino «costituzionali» ove non vi è alcuna traccia di costituzionalità. Limitare o sopprimere le libertà civili, come ha dichiarato Mark Brnovich, procuratore generale dell’Arizona, in una conferenza stampa (22 novembre 2021), non può mai essere una soluzione ai problemi: «calpestare i nostri diritti civili non può mai essere la risposta giusta» ha giustamente dichiarato questo tutore della legge. Limitare prima un diritto naturale e, poi, un diritto costituzionale è sbagliato per principio, qualunque cosa possa dire un tribunale politico. La discriminazione travestita da solidarietà funziona soltanto quando una parte dell’intelletto è addormentata nel crepuscolo della ragione. La produzione di discorsi critici viene infatti ridicolizzata dai media generalisti sotto la pressione di una propaganda ignorantissima e stracolma di contraddizioni logiche che, però, non sono più avvertite, né preoccupano il cittadino medio ormai smarrito nella selva della paura e dell’assenza di analisi razionale: «mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita».

La fatale confusione tra bene e male, giusto e sbagliato o tra realtà e narrazione, che trova un’eco paradossale e inimmaginabile anche nei tribunali e nel Consiglio di Stato, è anche il risultato di decenni di degrado intellettuale, di dichiarazioni contraddittorie e antidemocratiche – come l’affermazione secondo cui ci troviamo in una «democrazia conforme al mercato» (Merkel 2011) – e di politiche arbitrarie e partigiane. La libertà che uccide la libertà si chiama paradosso o tirannide. Affermazioni volgari come «nessun trattamento d’emergenza contro il Coronavirus per chi rifiuta le vaccinazioni!» non dovrebbero avere posto nemmeno nelle società preistoriche, ma sono invece pronunciate con ridicola serietà nell'Europa d'oggi. Anche questa è una conseguenza della decadenza etica ed intellettuale che è stata avviata ed accelerata negli ultimi 16 anni e sembra aver trasformato anche le sedi giuridiche ed istituzionali in ombre di se stesse.

In questi anni trascorsi dal 2020 sono stati emessi così tanti decreti per combattere il virus (come se fosse poi davvero possibile fermare la natura con dei decreti governativi) che, però, in definitiva combattono solo la libertà dei non inoculati e, indirettamente, anche quella degli inoculati i quali sono le prime vere vittime in tutto questo perché violati e ingannati. Quando, in un'intervista del 1981, chiesero a Primo Levi cosa detestasse di più egli, da sopravvissuto ad Auschwitz, rispose: «la frode in chi si fida e la violenza». Una risposta che pesa ancor’oggi.

La domanda sociologica, a questo punto, consiste nel chiedersi: «come si arriva ad una tale sovversione della realtà». Purtroppo, però, i grandi sociologi ed i grandi politici non sono più tra noi ed al loro posto si hanno mezzibusti che ripetono frasi orecchiate altrove. Allora, poiché il popolo è rimasto orfano di leader politici che servano i suoi interessi o rispettino la sua dignità, non dovrebbe aprire gli occhi e guardare in faccia questi soggetti politici nel loro essenziale disprezzo per l’individuo? 

Questa politica ormai tossica continua ad emettere decreti che non soltanto creano una maggiore divisione tra cittadini pensanti e spaventati, ma anche con la sicumera di avere il diritto dalla sua parte solo perché in grado di determinare la narrazione dominante con cui si attirano e ingannano i molti. Questa è una situazione talmente paradossale che se non fosse tragica per la società democratica, per il cittadino pensante quanto per il non pensante, apparirebbe solo profondamente ridicola. L’idea stessa che si sia ridotti a questa rappresentazione politica è indicativa della grave crisi democratica e sociale che stiamo vivendo. I correnti richiami di guerra, l'invio di armi e non di aiuti umanitari all'Ucraina e l’entusiasmo che questo apparato di manipolazione e propaganda riesce poi a produrre sulle ceneri della paura del Covid sono l’ennesimo passo sulla via del delirio. È dunque diventato così difficile, nel 21° secolo, rendersi conto che, questa volta, l’imperatore è diventato nuovamente pazzo oltre che nudo?