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A ritroso

Poiché il matrimonio durerà meno di un anno, partiamo dalla ridda di notizie e commenti che ha sommerso le cronache dopo la morte di Mario, per cercare di interpretare cosa di tanto grave può essere accaduto in quel limitato lasso di tempo.

Raquel era una donna in carriera del terzo millennio, del tipo che fa impallidire quelle anni ottanta del secolo scorso. Descritta come una sorta di missile sui tacchi a spillo, che organizza gli impegni tra mille squilli di cellulare e whatsapp, e non rinuncia di certo alla carriera, ci stupisce che, come da sempre ripetuto, avesse interrotto la sua giostra frenetica per andare, tra il  29 e il 30 maggio, nella città natia, Plasencia,  a occuparsi dello zio materno: il quale, stando a quanto si legge nel libro in premessa, non doveva affatto operarsi quel giorno, come spesso si è sentito, ma solo fare degli accertamenti. Fin qui, si può pensare a un gesto di affetto, uno spazio ritagliato che le farebbe onore.  La donna aveva inoltre lavorato molto sul progetto di conduzione di un programma con la regia del marito, già approvato da Telecinco, canale Mediaset per la Spagna. C’era posto, in questo turbinio, per mettere in cantiere il figlio che ha sempre detto di aver desiderato dal marito?

Stando a Emanuela Biondo, sorella di Mario, sì, con l’ausilio di una procedura medica oggi usuale, ovvero la Fivet, che spesso produce due gemelli: e ben lo sanno le dive americane che negli ultimi decenni hanno ostentato procreazioni gemellari. Probabilmente si tagliano i tempi morti di una ricerca di maternità che, non pianificata,  potrebbe interrompere importanti lavorazioni; si programmano le tempistiche, talvolta si affitta l’utero di qualcun’altra ( è il caso, per esempio, di Nicole Kidman e Sarah Jessica Parker) o si comprano gli ovuli stessi. E, soprattutto, come avviene tra le comuni mortali, dopo qualche tentativo “al naturale”, se l’aspirante mamma è già in zona quarantina e di ovulazione incerta, si aumentano le probabilità.  Raquel, nel 2014, proprio due gemelli avrà dal nuovo compagno argentino ( se biologici o eterologhi, non è dato sapere). Santina afferma che Raquel avesse il ciclo anovulare, quindi fosse tagliata fuori da un concepimento “ in proprio”.


Suicidio?

La sorella di Mario, Emanuela, ci rivela, peraltro, che l’operazione era già programmata per giugno: dunque, a cosa si doveva l’ansia di Mario per una propria supposta infertilità dovuta all’uso di cocaina, che lo avrebbe indotto al suicidio? L’embrione era già formato o si doveva ancora tentare l’impianto? E d’altronde, non era un problema di entrambi?

Pare che l’oligospermia di Mario fosse assodata, nemmeno Santina lo nega: quindi ci torna che  il ragazzo avesse fatto gli esami in vista della Fivet ed è probabile che questa condizione fosse congenita; ma poiché emeriti cocainomani hanno generato senza problemi (e, come vedremo, non è detto affatto che Mario lo fosse), non era casomai ancora il momento per deprimersi. Tutto ciò, naturalmente, costituisce utile dubbio se le ricerche in Internet sull’argomento della sterilità maschile, trovate sul p,c, di Mario, siano state effettuate proprio da lui.

Permangono interrogativi su questo aspetto. Nessuno dice tutto, ognuno ha i suoi segreti, grandi o piccoli. Mario si era confidato con la madre e la sorella su eventuali paure di insuccesso nella paternità? O aveva tenuto per sé qualche particolare, magari sgradito a mentalità tradizionali, come l’utilizzo di metodi avanzati che non garantiscono la filiazione geneticamente ortodossa? O ancora, aveva forse scoperto che si voleva “manipolare” l’inseminazione, ribellandosi all’idea?

Se fosse stato lui a effettuare le ricerche in rete, atteso che già conosceva questa sua caratteristica fisiologica, ciò potrebbe essere avvenuto perché qualcuno gli aveva rinfacciato, magari durante una discussione, una carenza che ostacolava le aspirazioni materne di Raquel? E forse Mario aveva ricordato alla anchorwoman che lei era nella stessa situazione? Nulla sappiamo dei rapporti tra Mario e la famiglia della moglie. Ci è stato detto che i due discutevano spesso, ma non si afferra con facilità il taglio di questi dissapori: se organici a un rapporto di coppia che deve consolidarsi, oppure spie di un cedimento strutturale dell’unione.

In buona sostanza, Mario sapeva bene di non costituire il top della fertilità. Se dunque era lui al pc quella notte, potrebbe aver desiderato approfondire la questione in vista della imminente Fivet; oppure, confermate le navigazioni su siti porno con la digitazione del nome Raquel, egli cercava argomenti supplementari con cui ribattere alle recriminazioni della consorte, ricordandole un suo passato disinvolto, ad oggi non ancora dimostrato. Il fatto che, su Google, siano state trovate parole triviali come “zorra”,  non implica che Mario tale ritenesse la moglie, ma che appunto tentasse di navigare in quel “deep internet” oggi meglio conosciuto: e un quasi “nativo digitale” come lui, sapeva dove mettere le mani per arrivare all’obiettivo.

Non è detto che questo avrebbe provocato una separazione, ma, forse, una pausa di riflessione. Santina afferma che il figlio stesse cercando una casa per conto proprio, il che può significare anche la necessità di  una zona di conforto dove lavorare in pace, senza sembrare accasato in quella che Raquel già abitava prima del matrimonio, così scansando l’obbligo di mostrarsi presenzialista e festaiolo, attitudine che non sembrava appartenergli .

Ricordiamolo: Mario veniva da una felice e affiatata famiglia siciliana, ed era approdato ad un algido contesto familiare di dimensioni ridotte e, per come presentato, non particolarmente accogliente nei suoi confronti: forse stava cercando la sua dimensione. Che una qualsiasi di queste circostanze potesse indurlo al suicidio, ci sembra improbabile: alla rabbia, alla rivalsa, al confronto acceso, a un divorzio, ma un suicidio…

Se di suicidio si trattasse, in che maldestro modo Mario avrebbe voluto tentarlo? La famiglia ha reso pubbliche le immagini del suo corpo, come fu ritrovato: fotografie, e non tutte quelle scattate, ottenute a fatica dagli uffici giudiziari spagnoli. Noi non sappiamo quanto robusto fosse l’aggancio del mobile al muro, quindi potremmo concedere che, ben fissato, avrebbe anche potuto resistere al peso di un corpo privo di vita, del peso di circa ottanta chili: ma quella sciarpetta non avrebbe garantito una lunga tenuta e il corpo, ritrovato già in rigor mortis,  sarebbe inevitabilmente, e presto, scivolato fuori sede.

Più di tutto, è la pashmina a suscitare incredulità. Essa passa sulla gola, quasi al mento, del giovane e va a legarsi sopra la sua testa, direttamente con dei nodi intorno allo scaffale, senza toccare la parte posteriore del collo: in questo modo, ti procuri solo un attacco di tosse e uno scivolamento a terra con rischio di fratture. Quando ancora non si conoscevano le immagini, si parlava di scarpe calzate, poi si è visto che i piedi erano nudi e , accanto, si trovano delle infradito. Tralasciamo che i piedi toccassero il pavimento, anzi vi erano completamente appoggiati, perché a questo punto il particolare diventa irrilevante. Rileva eccome, invece, che ci fossero tracce di pressione esercitata intorno al collo, liquidate come “ inizio di decomposizione”: un po’ troppo regolari, ci pare. Dovute alla pashmina? Non sembrerebbe: quella parte, sotto la nuca, non appare toccata dal foulard.

Nel libro si fa notare che la morte per suicidio elimina la possibilità di ricevere la liquidazione di polizze assicurative e, nel caso di specie, forse se ne “accendeva” una proprio in quei giorni, che i coniugi avrebbero stipulato l’uno a favore dell’altro. Al riguardo, d’istinto potremmo pensare che la spagnola fosse molto più ricca del marito e non avesse bisogno di simili raggiri. Ricca o meno che fosse, pare abbia preteso il rimborso delle spese sostenute per il trasporto della salma in Italia, rinunciandovi in seguito, per non rimediare una figura barbina, ma omettendo di restituire alcuni oggetti appartenuti a Mario.

Continua...