Il Financial Times ha nominato George Soros come proprio personaggio dell'anno per il 2018. Una notizia indigesta per molti, soprattutto per la motivazione che sta alla base di tale scelta.

Infatti, Soros, oltre a venir definito dal comitato di redazione del quotidiano londinese, "portatore di standard di democrazia liberale e società aperta" è stato nominato per i valori che rappresenta.

Valori per i quali è finito sotto assedio da molte parti, sia nella Russia di Vladimir Putin che nell'America di Donald Trump.

"Per oltre tre decenni, Soros ha usato la filantropia per combattere contro l'autoritarismo, il razzismo e l'intolleranza" prosegue l'editoriale del Financial Times. "Attraverso il suo lungo impegno per l'apertura, la libertà dei media e i diritti umani, ha attirato l'ira dei regimi autoritari e, sempre di più, quella dei nazional populisti che continuano a guadagnare terreno, soprattutto in Europa".

Per Soros, le accuse di cui è vittima sono la riprova che ciò che sta facendo sia qualcosa di giusto.

"Sono incolpato di tutto, anche di essere l'anti-Cristo", ha detto Soros, 88 anni, al Financial Times. "Vorrei non aver avuto così tanti nemici, ma la prendo come un'indicazione che sto facendo qualcosa di giusto".

Nel 2017, personaggio dell'anno per il Financial Times fu Susan Fowler, ex programmatrice di Uber, nominata per aver denunciato le molestie sessuali ricevute quando lavorava presso quell'azienda.