Il Joint European Torus (JET), laboratorio che  ha sede a Culham nell'Oxfordshire, è da quasi 40 anni pioniere nella ricerca di una soluzione che possa portare allo sviluppo di una centrale nucleare basata sulla fusione e non più, come avviene adesso, sulla fissione.

Con la fusione non ci sarebbero più gas serra, la quantità di scorie radioattive prodotte sarebbe irrisoria ed il loro decadimento avverrebbe in pochissimo tempo. Naturalmente, anche con la fusione si arriverebbe a riscaldare l'acqua per produrre il vapore necessario ad azionare le turbine che alla fine produrranno elettricità in quantità enorme e a costi irrisori. L'energia prodotta, infatti, non solo sarà distribuita, ma verrà utilizzata anche per alimentare la centrale stessa.

La prima centrale sperimentale per la fusione nucleare è in costruzione nel sud della Francia, ITER (acronimo di International Thermonuclear Experimental Reactor,) è il nome che le è stato assegnato. Il suo sviluppo è basato su un consorzio che vede impegnati gli Stati membri dell'Ue, gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. 

È un lavoro complesso che inizialmente avrebbe dovuto essere portato a termine entro il 2035, ma che sarà invece concluso intorno al 2050 poiché è partito in ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista.

Mentre nella fissione il calore è prodotto dalla divisione dei nuclei di un atomo, nella fusione è prodotto dalla loro unione. Per arrivare a questo passo, è necessario riprodurre sulla Terra una stella, o meglio ciò che avviene in una stella. Nel nucleo del Sole, la fusione è generata da enormi pressioni gravitazionali ad una temperatura di circa 10 milioni di gradi Celsius. Ma sulla Terra tali pressioni non esistono, pertanto, la temperatura a cui si deve arrivare per produrre la fusione deve essere molto più elevata, superiore a 100 milioni di gradi Celsius.

Poiché non sono disponibili materiali in grado di resistere al contatto diretto con tale calore, gli scienziati hanno escogitato una soluzione in cui un gas surriscaldato, o plasma, è contenuto all'interno di un campo magnetico a forma di ciambella. Questo sarà, in pratica il cuore di Iter ed è attualmente in costruzione in Italia.

Ma funzionerà?

A questa domanda ha risposto l'esperimento del JET che ha generato energia pari a 59 megajoule, equivalente a 11 megawatt, a intervalli di 5 secondi (il doppio di quella ottenuta nel 1997) utilizzando un reattore simile a quello che costituirà il cuore di Iter.

Non è una produzione di energia enorme, ma più che sufficiente a dimostrare la validità del progetto della centrale in costruzione in Francia. 
 
"Gli esperimenti portati avanti dal JET ci hanno avvicinato di più all'energia prodotta tramite la fusione", ha dichiarato il dottor Joe Milnes, direttore del laboratorio. "Abbiamo dimostrato che possiamo creare una mini stella all'interno della nostra macchina e tenerla lì per cinque secondi, ottenendo prestazioni elevate... questo ci porta realmente in un nuovo mondo".