Le cause di quanto sta accadendo in Italia hanno radici in un passato lontano, quando una granitica mentalità feudale, un re debole e una popolazione inerme ed ignorante favorirono l’avvento di un regime totalitario che trascinò il paese nella rovina del secondo conflitto mondiale, una guerra persa con disonore di cui ne stiamo ancora pagando le conseguenze.
Prima del secondo conflitto mondiale l’esercito degli Stati Uniti era al diciassettesimo posto, alla fine della guerra era al primo posto con il vantaggio di avere a disposizione la bomba atomica che fu usata contro la popolazione civile giapponese. Allora si disse che fu per costringere alla resa il Giappone ma non era vero, avrebbe dichiarato la propria sconfitta massimo un mese dopo in realtà gli americani si vollero vendicare per l’affronto subito a Pearl Harbor e, la cosa grave, che nessuno osò condannare un simile sfregio. Da quel momento iniziò l’ascesa politica, militare ed economica di un paese proiettato a costruire un impero. Si vocifera che il “Piano Marshall” fu finanziato con il tesoro che i nazisti avevano accumulato attraverso lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento disseminati in Europa e che fu ritrovato in Polonia dagli americani: se fosse vero fu la prima colossale operazione speculativa su scala mondiale realizzata dal governo americano.
Sia in Germania che in Italia gli americani impedirono una seria epurazione della classe dirigente, salvarono e protessero buona parte della crema nazista e nazi-fascista che si poté in gran parte reintegrare con successo nel tessuto sociale e lavorativo: questi personaggi furono utilizzati per combattere il fenomeno del comunismo in Europa. Gli individui più compromessi e pericolosi si rifugiarono nei paesi del sud America dove poterono vivere indisturbati e ripetere le loro atrocità quando si sviluppò il comunismo in quei paesi.
Vi è un fatto emblematico che successe al termine del conflitto, ormai all’occupazione italo-tedesca era succeduta quella americana, quando un ufficiale statunitense impose e presentò il nuovo sindaco agli abitanti di un paese siciliano dicendo: “Questo è il vostro nuovo padrone”. Questa frase caratterizza i rapporti tra Italia, il governo americano e i gli altri paesi del “Patto atlantico” in particolare con Francia e Inghilterra.
La nostra Costituzione entrò in vigore nel 1948 e pur contenendo nobili principi di uguaglianza e libertà questi sono rimasti sostanzialmente sempre sulla carta: i governi scaturenti da un Parlamento eletto dai cittadini erano in realtà pesantemente condizionati dalla forte ingerenza delle Forze Armate nel cui interno vi era una destra moderata e un’ala oltranzista e atlantista che raccoglieva sotto “le sue ali protettive” e legittimava golpisti e terroristi neofascisti che aspiravano alla restaurazione di un governo “forte”.
Il periodo golpista durò circa 10 anni, iniziò nel 1964 fino al 1974, fu denominato “strategia della tensione” e fu gestito totalmente dai servizi segreti militari fino al 1977 quando furono scissi in due settori: controspionaggio militare e sicurezza interna. In quell’arco di tempo, in America e in Italia avvennero alcuni delitti eccellenti apparentemente scollegati tra loro. Nel febbraio del ’60 moriva per una provvidenziale emorragia cerebrale Adriano Olivetti.
La CIA lo teneva sotto controllo da anni perché aveva promosso e finanziato con successo la ricerca dell’avveniristico settore informatico. Dopo poco in un tragico incidente perse la vita Mario Tchou, ingegnere capo della Divisione Elettronica dell’Olivetti, pioniere del computer. Inoltre Adriano Olivetti aveva agito apertamente contro la “cricca” degli industriali italiani che non gradivano il modello di imprenditoria etica che stava realizzando con successo sul territorio nazionale.
Vi era uno stato miope ed asservito all’imprenditoria del nord che non avrebbe mai investito nel settore strategico dell’informatica per cui, con il tempo, l’Italia avrebbe perso la spinta iniziale dettata dall’intuizione geniale di Olivetti: è stato il “Sistema Italia” ad annientare una realtà economica “diversa” e di successo come quella offerta da Olivetti. Le risorse nazionali venivano dirottate sin dall’allora nelle tasche degli industriali del nord che utilizzavano sin d’allora le “tasche” degli italiani senza chieder loro il permesso.
Nell’ottobre del 1962 veniva eliminato Enrico Mattei, l’autore del “miracolo italiano”, inviso alle “sette sorelle”, che alla guida dell’ENI (doveva essere dismessa) aveva trasformato il nostro Paese in una potenza industriale portandola al 5° posto utilizzando il lavoro, la creatività e le idee degli italiani offrendo loro un’alternativa all’umiliante condizione di emigranti utilizzati nei lavori più rischiosi e presi a calci nei bar tedeschi dove erano in bella vista i cartelli di divieto di accesso ai cani e agli italiani.
In America, nel novembre 1963 veniva assassinato John Fitzgerald Kennedy, Presidente degli Stati Uniti in carica, aveva avuto contatti con Enrico Mattei, lo avrebbe dovuto incontrare, ma questi fu assassinato poco prima dell’appuntamento fissato.
Malcom X, personaggio alquanto controverso ma indubbiamente scomodo, aveva dato inizio ad una politica basata sulla difesa dei diritti civili e delle minoranze afroamericane, fu assassinato nel marzo del ’65.
Con l’assassinio di Martin Luter King avvenuto nell’aprile e di Robert Kennedy in corsa per la Casa Bianca nel giugno del ‘68 si concluse una fase che se non fosse stata tragicamente interrotta il mondo avrebbe avuto un altro futuro sicuramente migliore dell’attuale. Anche in America si fece sentire la mano pesante dei militari e della CIA.
Nel ’68 esplose la contestazione studentesca anche in Italia, poi vi fu la mobilitazione degli operai nelle fabbriche - quel periodo fu denominato “autunno caldo” - al quale le forze destabilizzanti di destra, il 12 dicembre 1969, risposero con la terribile strage consumata nella sede della BNL di piazza Fontana dove persero la vita 17 innocenti cittadini e altri ottantacinque rimasero feriti.
Il 1964 fu l’anno della messa a punto del “Piano Solo” organizzato dal generale dei carabinieri ed ex capo del SIFAR Giovanni de Lorenzo con l’assenso dell’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni. Il generale indì una riunione - autorizzata ufficialmente del Capo dello stato maggiore della difesa generale Aldo Rossi - il 25 marzo 1964 con i comandanti delle divisioni di Milano, Roma e Napoli durante la quale dette indicazioni per porre in essere un piano gestito esclusivamente dai carabinieri finalizzato a far fronte a una situazione di estrema emergenza. Il piano prevedeva di occupare anche questure, sedi di partiti e sindacati.
In quell’anno, alla tradizionale parata del 2 giugno intervennero un eccezionale numero di militari. Circa due settimane dopo – il 14 giugno - nelle successive celebrazioni per il 150º anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri, il generale de Lorenzo fece sfilare una brigata con un'impressionante dotazione di armi e mezzi pesanti.
“Dopo la sfilata, adducendo motivazioni di ordine logistico, il Comando generale comunicò che le truppe affluite nella Capitale per le celebrazioni vi si sarebbero trattenute sino alla fine del mese successivo. A Roma giunsero anche un battaglione i paracadutisti dei corpi speciali; alcuni gruppi di sottufficiali, addestrati nei mesi precedenti nell'utilizzo di apparecchiature elettroniche di trasmissione, si trasferirono in gran segreto e massima riservatezza a Roma e a Milano per essere preparati, in caso di attuazione del piano, così da poter occupare subito le sedi della Rai”.
Il primo governo di centro sinistra della storia repubblicana, retto da Aldo Moro il 25 giugno perse la maggioranza e fu costretto alle dimissioni. Il Presidente Segni riteneva un altro governo di centro sinistra politicamente destabilizzante per la partecipazione diretta dei socialisti.
Data la situazione fu indetta una nuova riunione il 28 giugno durante la quale i golpisti parlarono del già programmato trasporto in Sardegna delle personalità politiche da arrestare. All’incontro parteciparono i capi di Stato Maggiore della Marina (l'ammiraglio Ernesto Giuriati) e dell'Aeronautica (il generale Aldo Remondino). La famosa Lista E, ritrovata nel '75 nella cassaforte del SID dove vi erano scritti i nomi di sindacalisti, politici, militari ed altri che sarebbero stati arrestati e deportati, quella lista aggiornata servirà per un altro golpe fermato in extremis da una telefonata.
“Segni, temendo gravi rischi di destabilizzazione per la democrazia italiana, si consultò ripetutamente con i comandanti delle forze armate italiane, in particolare con de Lorenzo; contemporaneamente, il 15 luglio, fatto mai visto prima e non più ripetuto per un comandante militare, de Lorenzo fu convocato ufficialmente dal Capo dello Stato Antonio Segni nel corso delle consultazioni per la nomina del nuovo governo. Immediatamente dopo, venne consultato anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa generale Aldo Rossi”.
Lo scontro tra il Presidente della Repubblica e Aldo Moro era provocato dal governo di centro-sinistra: la crisi fu superata il 17 luglio e il pericolo di un golpe fu sventato in quanto nel nuovo governo di centro sinistra Nenni aveva ridimensionalo i programmi riformatori.
Il 7 agosto, giorno successivo all'insediamento del nuovo esecutivo, Segni fu colpito da un ictus cerebrale nel corso di un'accesissima discussione con Moro e Giuseppe Saragat; la supplenza del Quirinale fu assunta dal Presidente del Senato Cesare Merzagora, uomo indicato da Segni come reggente del governo del dopo golpe, affiancato dai militari.
Qualche mese dopo, perdurando la condizione di impedimento, Segni si dimise definitivamente e al suo posto fu eletto Giuseppe Saragat.
In quegli anni ero troppo piccola per capire e in casa di politica non se ne parlava. Ho voluto dedicare attenzione e tempo per rivisitare quelle vicende gravissime che hanno cambiato i destini di molti e ho la strana sensazione che tali meccanismi persistono pericolosamente, hanno solo cambiato modalità, è come se...
(Prima parte. Continua con Le forze del disordine)