Lunedì, presso la Scuola superiore di Polizia a Roma, si è svolto il tavolo tecnico voluto da Salvini dopo gli incidenti ed i cori razzisti che hanno caratterizzato la gara di Serie A tra Inter e Napoli del 26 dicembre.
Oltre al ministro, hanno partecipato all'incontro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti, il Capo della Polizia Franco Gabrielli, il presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive Daniela Stradiotto, il presidente del CONI Giovanni Malagò, il presidente della FIGC Gabriele Gravina i vice presidenti federali Cosimo Sibilia e Gaetano Micciché, i presidenti della Lega Serie B, Mauro Balata, e della Lega Pro, Francesco Ghirelli, i rappresentanti dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi, e dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri. Presenti erano anche i presidenti della FIEG, Andrea Riffeser Monti, e dell'Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna.
Alla fine dell'incontro, in conferenza stampa, Salvini ha detto: «Ogni settimana ci sono 12 milioni di tifosi che seguono gli eventi sportivi e 6mila teppisti, da non confondere con i tifosi che sono il 99%. L'obiettivo è sradicare la violenza con ogni mezzo necessario. I numeri dicono che il calcio è un sport sempre più sano. Il numero dei feriti si è ridotto del 60%, sono scesi anche quello degli arrestati e dei Daspo.»
Gli hanno fatto eco le dichiarazioni del suo "braccio destro", Giorgetti: «Per la sicurezza dentro e fuori gli stadi sono importanti la certezza delle pene, la rapidità dei giudizi, le aggravanti specifiche e le misure accessorie. Altro punto essenziale per la sicurezza riguarda le date e gli orari delle partite, che vanno regolati secondo precise esigenze. In questo devono impegnarsi società e leghe.»
Quali siano quindi le cose da fare per evitare che quanto accaduto a Milano nel giorno di Santo Stefano si ripeta, non è ancora stato deciso.
In compenso, il ministro dell'Interno Salvini ha le idee chiare su cosa in futuro non si debba fare nel caso di cori razzisti all'interno di uno stadio: la partita deve comunque continuare, nessun settore deve essere chiuso per gli incontri successivi, i tifosi organizzati potranno continuare a seguire la loro squadra in trasferta.
Quindi, come risultato del tavolo, l'unica cosa che appare certa è che il razzismo finirà per essere promosso all'interno degli stadi!
Le dichiarazioni di Salvini, inoltre, sono in aperto contrasto con quelle del network FARE che da anni collabora con l'Uefa per combattere il razzismo, e che in occasione dell'episodio di razzismo di cui è stato vittima il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly durante la oramai famigerata partita con l'Inter ha dichiarato:
"L'incidente della scorsa notte segue lo stesso schema: i giocatori vengono offesi, lo segnalano all'arbitro, l'arbitro non riesce ad agire in modo efficace e il giocatore viene espulso. Questo schema è stato osservato in tutta Europa e mette in evidenza il ripetuto fallimento nel proteggere i giocatori appartenenti ad una minoranza e nell'affrontare quella che è una questione sistemica in molti paesi.
I regolamenti internazionali dicono che un arbitro può fermare la partita e avvertire gli spettatori. Alla terza interruzione ha il diritto di fermare l'incontro se le offese continuano. Questi regolamenti sono stati introdotti dalla UEFA nel 2013 e dalla FIFA nel 2017. Le federazioni nazionali di calcio sono chiamate ad adottarli, ma in molti paesi i regolamenti non sono in vigore e dove lo sono gli arbitri non hanno il coraggio di applicarle. Questo è quanto accaduto in Italia.
Condividiamo i commenti di Carlo Ancelotti che ha detto di ritirare la squadra dal campo di gioco se questo tipo di abuso dovesse ripetersi.
Kalidou Koulibaly è stato costantemente bersaglio di un allarmante livello di abusi razzisti quando ha giocato contro altre squadre in tutta Italia, tra cui Atalanta, Juventus, Lazio e per ultima l'Inter. Troppo spesso le pene inflitte dalle autorità calcistiche italiane sono deboli e inefficaci.
Affrontare il razzismo deve essere una priorità per il nuovo corso della FIGC, che in passato ha visto l'ex presidente Carlo Tavecchio inibito per sei mesi a seguito di alcune sue dichiarazioni.
Prendiamo atto della sanzione applicata all'Inter, due partite a porte chiuse sono un segnale chiaro, ma non è abbastanza, resta ancora molto da fare per fermare il marciume nel cuore del calcio italiano."
Ma per Salvini gli stadi non vanno chiusi!