Stavolta, a fare le spese del nuovo attacco russo portato all'alba del 1 maggio, il secondo in tre giorni, è stato un hub logistico nella città di Pavlohrad, città di circa 100 mila abitanti, situata nella regione di Dnipropetrovsk, nell'Ucraina centro-orientale. Pavlohrad è un importante nodo ferroviario e industriale.
Pavlohrad è stata fatta oggetto del lancio di numerosi missili, che hanno colpito diversi obiettivi civili e militari. Tra questi un deposito ferroviario dove erano stoccate munizioni, che ha provocato una serie di esplosioni e incendi. Secondo le autorità ucraine, sono rimaste ferite 34 persone, tra cui cinque bambini, e sono state danneggiate e distrutte decine di edifici.
L'obiettivo dell'attacco a Pavlohrad sembra essere quello di rallentare o impedire la preparazione della controffensiva ucraina, che per Kiev sarebbe oramai imminente. Infatti, Pavlohrad è un punto strategico per il trasporto e il rifornimento delle truppe ucraine, che si trovano a pochi chilometri dal fronte del Donbass.
Non solo. Pavlohrad è a nord della parte della regione di Zaporizhzhia occupata dai russi a est del fiume Dnipro, che costituisce una barriera difficoltosa da superare sia per i russi che per gli ucraini. Pertanto, Mosca sta probabilmente ritenendo che da quella zona partirà la tanto annunciata offensiva di Kiev che mira a dividere il sud dell'Ucraina in modo da impedire l'arrivo di rifornimenti e mezzi da est alle truppe d'invasione russe dislocate nella parte occidentale che, a quel punto, avrebbero la sola Crimea come unica via di approvvigionamento... con tutte le problematiche che ne deriverebbero.
In sostanza, se gli ucraini riusciranno a sfondare a sud, metà delle forze d'invasione russe rischierebbe di doversi ritirare o addirittura arrendersi.
Se effettivamente la tanto annunciata controffensiva non è solo propaganda di guerra ed è realmente imminente, come annunciato dal ministro della Difesa Oleksii Reznikov che oggi in un'intervista televisiva si è detto quasi certo dell'arrivo di nuovi caccia, non solo qualsiasi trattativa di pace a breve sarà impensabile, ma bisognerà effettivamente iniziare a preoccuparsi di come la Russia reagirà.
Infatti, è difficile credere che Putin possa rimanere inerte ad osservare non solo la sconfitta del suo esercito, ma anche la fine del suo "regno".