Il Tribunale di Milano dichiara inammissibili i ricorsi della Procura contro gli atti di nascita con due mamme, affermando quanto da noi sostenuto da sempre: non si cancella un genitore come fosse un errore o un vizio di forma, con una semplice rettifica. Serve un'azione di stato a tutela del supremo interesse del minore, un'azione più stringente e di garanzia che interviene sullo stato di figli e figlie. Il Tribunale di Milano con questi decreti traccia una strada importante che ci auguriamo possa essere percorsa e seguita anche dal Tribunale di Padova.
Purtroppo, lo stesso non è avvenuto per il caso di trascrizione di atto di nascita con due papà, ai quali viene indicata la strada dell’adozione in casi particolari, che tuttavia non assicura tutele equivalenti."È una notizia importantissima che ci ridà fiducia dopo i fatti di Padova" afferma Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno. "Siamo sempre costretti a difenderci nelle sedi giudiziarie per farci riconoscere quanto dovrebbe essere riconosciuto ai nostri figli e alle nostre figlie da una legge nazionale. Ma siamo certə, e queste sentenze lo confermano, di essere sulla strada giusta. Di certo non ci fermeremo, come ogni genitore sa, continueremo a lottare fino a che ogni bambino e ogni bambina con due mamme o due papà in Italia abbia riconosciuti gli stessi diritti di ogni altr-a/o bambin-a/o. Ci aspettiamo che da Padova arrivino le stesse conclusioni che sono poi esclusivamente a salvaguardia e garanzia del supremo interesse dei e delle minori".

Questo è quanto riporta venerdì, in una nota, l'associazione delle Famiglie arcobaleno, che fa presente quanto la decisione del Tribunale di Milano sia  stata una notizia per buona parte positiva, indicando una strada percorribile anche per il Tribunale di Padova che dovrà esprimersi sulle famiglie omogenitoriali registrate in quella città.

Secondo quanto riportato dall'Ansa, i giudici di Milano hanno detto di non poter rettificare l'avvenuto riconoscimento dei figli, con il procedimento utilizzato dalla Procura della Repubblica, esprimendosi sul caso dei figli di tre coppie di donne nati all'estero con procreazione assistita.

"Il Collegio - spiega la nota del presidente facente funzione Fabio Roia e del presidente dell'ottava sezione civile Giovanni Battista Rollero - fatta una puntuale disamina della natura dell'atto di riconoscimento e dei suoi effetti, ha ritenuto che l'annullamento della trascrizione del riconoscimento non possa essere realizzato attraverso il procedimento di rettificazione, ma che sia invece necessaria l'istaurazione di una vera e propria azione volta alla rimozione dello stato di figlio. [L'ufficiale dello Stato Civile] può, infatti, rifiutare di accettare una dichiarazione di riconoscimento del figlio, ma una volta che la dichiarazione sia stata accettata, anche se per compiacenza, per errore o in violazione di legge, e sia stata annotata in calce all'atto di nascita del minore, il riconoscimento effettuato non potrà essere contestato e quindi rimosso attraverso una rettificazione, ma sarà necessario ricorrere al modello di tutela che il nostro ordinamento prevede per rimozione dello status di figlio (impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità, disconoscimento di paternità, contestazione di stato). Un procedimento svolto secondo le forme e con la pienezza di garanzie del procedimento contenzioso di cognizione e con la specifica garanzia della nomina di un curatore speciale del minore onde tutelare il relativo interesse nell'ambito della procedura".

In pratica, il Tribunale ha detto alla Procura che, se vuole dare atto ai voleri di Piantedosi e Meloni (che a loro volta si richiamano ad una sentenza della Cassazione dello scorso novembre, ma che dimenticano l'invito della Consulta a licenziare una legge che ad oggi non esiste), si deve impegnare di più.

Ed è da vedere se lo farà, visto che nelle ultime ore, dopo aver sostenuto l'inverosimile - come da sua abitudine - persino l'ultrà Roccella, ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità, ha ipotizzato un'intervento legislativo ponte che possa sanare le situazioni di fatto già in essere, dopo aver preso atto che potrebbero presentarsi delle situazioni limite, che vedrebbero rischiare l'affido di un bambino a terzi nel caso di decesso della mamma biologica.

"Dovremo pensare a una soluzione legale per i bambini nati fin qui", ha detto Eugenia Roccella durante la registrazione di una trasmissione tv in onda sul Nove. "Dovremo pensare a una sorta di sanatoria. Una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell'utero in affitto, anche per chi lo fa all'estero, visto che in Italia è già vietato per  fortuna. Io penso che sia utile introdurre una soluzione legale che non sia un modo di aggirare le leggi per i bambini nati fin qui". 

Resta comunque il fatto che questa gente che governa l'Italia ritiene logico e dovuto indicare a "tutti" un modello di società che loro pretendono inappellabile, nel solco del motto dio (cristiano), patria (in contrapposizione alle altre nazioni) e famiglia (ipertradizionale). E c'è qualcuno che si intestardisce nel sostenere che Giorgia Meloni non voglia trasformare Palazzo Chigi in una riproduzione di Colle Oppio, storica sede romana del MSI.