L’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti sulle merci europee, fortemente voluta dal presidente Donald Trump, rappresenta una scelta controversa che il governo italiano giudica sbagliata ma non catastrofica. La premier Giorgia Meloni ha sottolineato la necessità di evitare allarmismi e di avviare un dialogo franco con Washington, ritenendo che una risposta basata su ulteriori dazi non sia la soluzione più efficace.

Quindi la linea del governo è quella di non rispondere ai dazi di Trump con altri dazi, ma di rimuoverli. Inoltre, il governo italiano chiederà all’Unione Europea una revisione del Patto di stabilità, considerata necessaria nell’attuale contesto economico.

Dopo l’annuncio dei nuovi dazi americani, Meloni ha annullato i suoi impegni ufficiali per convocare un vertice a Palazzo Chigi con i ministri competenti, al fine di valutare le possibili contromisure e mitigare gli effetti delle nuove tariffe. La premier ha ribadito che la decisione degli Stati Uniti non favorisce né l’economia europea né quella americana e ha annunciato un incontro con i rappresentanti delle categorie produttive per individuare soluzioni adeguate.

Meloni ha inoltre esortato l’Unione Europea a riconsiderare le sue politiche su automotive, green deal, energia e semplificazione normativa, ritenendo prioritario rivedere le regole del Patto di stabilità. La risposta del governo italiano ai dazi americani è stata elaborata durante una riunione con i ministri dell’Economia, delle Imprese e del Made in Italy, dell’Agricoltura e degli Affari europei, oltre ai vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Quest’ultimo, collegato da Bruxelles, ha consegnato alla Commissione Europea un elenco di prodotti italiani da tutelare, comprendente motocicli, gioielleria e pietre preziose.

Tajani ha ribadito la necessità di mantenere una posizione ferma ma dialogante, cercando nuove opportunità di export per le aziende italiane ed evitando guerre commerciali dannose. Un punto centrale del dibattito è stato il settore agroalimentare, con particolare attenzione alla filiera del vino. Il ministro degli Esteri ha avvertito che eventuali ritorsioni sul whiskey americano potrebbero danneggiare maggiormente l’export vinicolo italiano, rendendo tale misura controproducente.

Un altro pilastro della strategia italiana consiste nella diversificazione dei mercati. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha sollecitato la conclusione di accordi di libero scambio con aree emergenti, tra cui il Consiglio di cooperazione del Golfo, l’India e altri paesi dell’Indo-Pacifico. Parallelamente, il governo intende chiedere all’UE la sospensione immediata delle normative del Green Deal che penalizzano l’industria automobilistica, tra le più colpite dai dazi statunitensi. Urso ha anche proposto l’introduzione di un “buy European act”, analogo al “buy American”, per incentivare la produzione e gli investimenti in Europa.

La priorità del governo resta la ricerca di un’intesa con gli Stati Uniti, pur non escludendo misure di ritorsione qualora fossero necessarie. Tuttavia, l’esecutivo italiano è consapevole che un’escalation di dazi penalizzerebbe ulteriormente l’economia europea. Secondo le stime della Banca Centrale Europea, le tariffe americane potrebbero ridurre la crescita economica italiana dello 0,3%, mentre eventuali contromisure europee aggraverebbero l’impatto fino allo 0,5%.

All’interno della maggioranza emergono divergenze sulla gestione della crisi commerciale. Meloni e Tajani sostengono la necessità di una risposta europea coordinata, mentre la Lega di Salvini critica l’approccio comunitario e spinge per una trattativa diretta con gli Stati Uniti. Salvini ha ribadito che l’Italia deve difendere i propri interessi nazionali, evidenziando i limiti delle politiche europee. La Lega ha inoltre attaccato le normative dell’UE, definendole penalizzanti per le imprese italiane, e ha invocato una drastica riduzione della burocrazia e una revisione delle regole del Green Deal.

In sintesi, il governo italiano si muove su un doppio binario: da un lato, cerca un dialogo costruttivo con Washington per evitare una guerra commerciale; dall’altro, sollecita l’Unione Europea a rivedere alcune politiche economiche che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione. La sfida resta complessa, ma l’obiettivo principale rimane quello di proteggere le imprese italiane senza scatenare una reazione a catena che potrebbe danneggiare l’intera economia europea.