Non manca certo di vedere ogni giorno atteggiamenti offensivi di certuni nei confronti di certi altri ogni volta che andiamo su qualche social network o semplicemente apriamo un giornale che riporta fatti di cronaca e non solo politica.

 Intolleranza, rabbia, aggressività, desiderio di annientamento per chi non la pensa come te (tanto per dirne qualcuno), è il risultato del lavoro di condizionamento fatto nelle coscienze dei cittadini da certi personaggi che, di certo, non si possono definire atteggiamenti democratici.

 Questi personaggi, attraverso i canali giusti, hanno trovato il modo di rinnovare costantemente questo stato di "tensione sospesa" nella società con metodi e sistemi adeguati per fare in modo che la rabbia verso il prossimo abbia la capacità di essere sostenuta per un periodo di tempo il più possibile prolungato per superare il desiderabile sentimento di quiete.

 Tutti gli accadimenti posso fare alla scopo. Ne vediamo un eclatante esempio della disgrazia pandemica che ci sta colpendo, preso da molti politici che vogliono mantenere questo comportamento insano per trarne vantaggio, accusando la controparte di gestire male e inadeguatamente i provvedimenti del caso, anche se (e lo vediamo tutti) la virulenza passa sopra le teste di qualsiasi provvedimento che si possa prendere.

 Rifiutare il dialogo pacato e costruttivo con chi non è del tuo stesso avviso, vuol solo significare di andare verso l'assolutismo.

 Inoltre molti personaggi, pubblici e non, ed organi di stampa, seppur mossi dall'intento di contrastare o smorzare questi discorsi d'odio, rilanciano argomenti che partono da presupposti sbagliati, ma che paiono popolari e che, di fatto, contribuiscono ad alimentare la diffusione di retoriche aggressive e violente, contribuendo ad accrescerne un tale stato.

 Un fatto è certo; se la nostra collettività seguiterà a percorrere questa strada con un atteggiamento di questa portata, tra qualche decennio, dovremo aspettarci un significativo "imbarbarimento" della società che ci porterà culturalmente molto pericolosamente indietro.

 Si deve per forza cambiare atteggiamento ma in che modo e in quale forma?

 Cercare un confronto diretto con chi ha questi comportamenti è sicuramente controproducente e non risolverebbe minimamente il problema e servirebbe solo per aumentare gli atteggiamenti aggressivi dei soggetti.

 Sono le istituzioni nazionali che dovrebbero fermare questa "anoressia culturale" e in special modo la Magistratura, comportandosi in modo imparziale punendo severamente e senza possibilità di atteggiamenti remissivi o di sentenze che non siano perfettamente conformi alle leggi del nostro Paese, chi si comporta in siffatto modo antisociale.

Giampiero Tamburi (Perugia: Social City)