Il capo di stato maggiore uscente delle Forze di difesa israeliane, il generale Gadi Eisenkot, allo scadere del proprio incarico quadriennale - martedì sarà sostituito dal generale Gen. Aviv Kochavi - ha rilasciato una serie di interviste, l'ultima al New York Times, in cui ha svelato l'attività di Israele in Siria negli ultimi due anni.
Gli attacchi aerei dell'IDF, sporadicamente comunicati dai media, in realtà erano solo la punta dell'iceberg di quella che è stata una vera e propria campagna militare israeliana contro le installazioni militari iraniane in Siria.
Le incursioni israeliane in Siria sono state centinaia, come ha dichiarato Eisenkot, aggiungendo che sono state approvate dall'esecutivo di Tel Aviv fin dal gennaio 2017, e di aver sganciato oltre 2000 bombe.
Finora Israele aveva ammesso la responsabilità di sporadici attacchi in Siria, solo quando proprio non poteva negare l'evidenza, per non scatenare una reazione che potesse complicare la già intricatissima vicenda della guerra civile siriana.
Adesso, tale timore non sembra più preoccupare Israele, tanto che è lo stesso Netanyahu a confermarlo pubblicamente, ringraziando il generale Gadi Eisenkot per quanto fatto. Evidentemente, dato che l'appuntamento per le elezioni politiche è stato anticipato, l'attuale premier ha pensato che gli interessi della propria propaganda elettorale dovessero prevalere su quelli della sicurezza nazionale.
Così, Netanyahu ha anche fatto sapere che nelle ultime 36 ore l'aviazione israeliana ha effettuato nuovi attacchi contro depositi di armi iraniane situati nei pressi dell'aeroporto internazionale di Damasco, oltre alla distruzione di un nuovo tunnel di Hezbollah, recentemenete scoperto, costruito ad una profondità di 55 metri per quasi un chilometro di lunghezza a cavallo tra Libano e Israele, nell'ambito dell'operazione Mivtza Magen Tzfoni.