La scorsa notte l'Iran ha messo in atto il tanto annunciato attacco contro Israele. Circa 300 tra droni e missili sono stati lanciati contro lo Stato ebraico direttamente da Teheran: per gli Stati Uniti l'attacco avrebbe invece dovuto esser portato solo dagli alleati dell'Iran. Così non è stato. 

Poco dopo l'alba, in una dichiarazione alla stampa, il portavoce delle Forze armate israeliane, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha affermato che il 99% dei 300 fra missili e droni lanciati nella notte è stato intercettato e abbattuto. Dei 170 droni diretti verso Israele nessuno è riuscito a raggiugere il suo spazio aereo: tutti sono stati abbattuti fuori dai suoi confini. Stessa sorte per i 30 missili da crociera, di cui 25 sono stati abbattuti dall'aeronautica israeliana.

Invece, alcuni dei 120 missili balistici sono riusciti a raggiungere il loro scopo colpendo la base aerea di Nevatim (nel sud di Israele), ma provocando solo danni marginali, tanto che questa mattina era di nuovo operativa.

Per quanto riguarda danni ai civili, si registra solo il ferimento di una bambina di 7 anni.

Adesso alcune considerazioni in relazione all'accaduto.

Il sistema di difesa israeliano, l'iron dome, è stato poco impegnato, perché parte del lavoro di intercettazione e abbattimento è stato effettuato dai caccia... ma non solo da quelli dello Stato ebraico. Infatti, in tal senso hanno operato anche le forze di Paesi occidentali, Gran Bretagna in primis, e di Paesi della regione, soprattutto la Giordania, nonostante i rapporti con Tel Aviv siano da mesi ai minimi termini.

Quanto accaduto la scorsa notte, però, non è detto che possa continuare anche ad accadere in futuro, almeno per quanto riguarda il supporto dei Paesi arabi.

L'Iran, come dichiarato in una conferenza stampa dal maggiore generale Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate, considera l'operazione un successo senza precedenti (festeggiato anche dalla popolazione), dovuta in base agli attacchi subiti da Israele e pertanto giustificata dal diritto internazionale, precisando però che Teheran non ha alcun interesse nel promuovere un escalation nel confronto tra Iran e Israele. In sostanza, Bagheri ha detto che la faccenda è chiusa qui.

L'Iran ha risposto con un'azione militare, che è anche diplomatica allo stesso tempo - avrebbe potuto effettuare un altro tipo di attacco con conseguenze  ben diverse -, per dimostrare ad Israele le proprie capacità militari e per rafforzare  nell'area il proprio ruolo di Stato di riferimento anti-occidente... o perlomeno anti-Israle e anti-Stati Uniti. 

Gli Stati Uniti, seppur Biden abbia utilizzato parole e concetti del tutto diversi, sono sulla stessa lunghezza d'onda di Teheran.

"Oggi, l'Iran – ha detto Biden – ha lanciato un attacco aereo senza precedenti contro le strutture militari in Israele. Condanno questi attacchi nella maniera più ferma possibile.Dietro mio ordine, per sostenere la difesa di Israele, nel corso della scorsa settimana le forze armate statunitensi hanno spostato nella regione aerei e cacciatorpediniere per la difesa missilistica balistica. Grazie a questi dispiegamenti e alla straordinaria abilità dei nostri militari, abbiamo aiutato Israele ad abbattere quasi tutti i droni e i missili in arrivo. Ho appena parlato con il Primo Ministro Netanyahu per riaffermare l'impegno ferreo dell'America per la sicurezza di Israele. Gli ho detto che Israele ha dimostrato una notevole capacità di difendersi e sconfiggere anche attacchi senza precedenti, inviando un chiaro messaggio ai suoi nemici che non possono minacciare efficacemente la sicurezza di Israele.Domani convocherò i miei colleghi leader del G7 per coordinare una risposta diplomatica unitaria allo sfrontato attacco dell'Iran. Il mio team si impegnerà con le loro controparti in tutta la regione. E resteremo in stretto contatto con i leader israeliani. E anche se oggi non abbiamo assistito ad attacchi contro le nostre forze o strutture, rimarremo vigili rispetto a tutte le minacce e non esiteremo a intraprendere tutte le azioni necessarie per proteggere la nostra gente".

Ma Biden ha detto anche a Netanyahu che gli Stati Uniti non sosterrebbero Israele in una risposta militare contro l'Iran. Adesso, la questione  è tutta qui ed è riassumibile in ciò che Netanyahu deciderà di fare. Il suo governo sembra spaccato a metà: lui e i suoi alleati dell'estrema destra sono pronti a scatenare una guerra anche contro l'Iran, il ministro della Difesa Gallant e l'esercito sono però di tutt'altro avviso, valutando lo scenario dal piano pratico, considerando i numerosi fronti già adesso aperti.

In una guerra contro Teheran, gli Stati Uniti e i suoi alleati potrebbero aiutare Israele a difendersi, ma non ad attaccare... ed anche la difesa sarebbe commisurata al tipo di guerra che Tel Aviv metterebbe in atto. Inoltre, sempre per quanto riguarda la difesa, un  ruolo fondamentale, nelle scorse ore, lo hanno avuto i Paesi arabi che però potrebbero avere un diverso comportamento nel caso di risposta militare contro l'Iran.

Quindi, adesso si attendono solo le parole di Netanyahu che, va ricordato, considera la sua sopravvivenza politica legata solo ad un permanente stato di guerra in Israele.



Crediti immagine: ufficio del premier israeliano