L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accolto con favore il recente accordo di cessate il fuoco a Gaza, una decisione che porta speranza a centinaia di migliaia di persone vittime di un vero e proprio genocidio. Tuttavia, l'OMS ha evidenziato l'entità delle sfide sanitarie che attendono la comunità internazionale per ripristinare il sistema sanitario e rispondere alle immense necessità della popolazione locale.
Il conflitto ha lasciato un bilancio tragico: Quasi 47 mila morti, oltre 10mila dispersi, più di 110.000 feriti, e un numero indefinito di sfollati che ha subito molteplici trasferimenti forzati. La distruzione delle infrastrutture sanitarie è altrettanto sconvolgente: solo la metà dei 36 ospedali di Gaza è "parzialmente" operativa, mentre solo il 38% dei centri di assistenza sanitaria primaria è funzionante. Questo scenario aggrava ulteriormente una situazione già precaria, dove circa 30.000 persone hanno subito lesioni che cambieranno radicalmente la loro vita, necessitando di cure riabilitative continue.
A ciò si aggiunge un aumento massiccio della diffusione di malattie infettive, un incremento della malnutrizione e il rischio persistente di carestia. Le evacuazioni mediche all'estero sono lente e insufficienti, mentre il sistema sanitario locale non è in grado di far fronte alla domanda di assistenza specializzata.
Per rispondere a questa emergenza, l'OMS ha delineato un piano d'azione di 60 giorni, che si concentra su interventi prioritari come:
- Assistenza traumatologica e di emergenza per i feriti del conflitto.
- Salute primaria per garantire cure di base alla popolazione.
- Salute dei bambini e programmi di immunizzazione per prevenire malattie.
- Riabilitazione per chi ha subito lesioni gravi.
- Supporto psicosociale e salute mentale per affrontare i traumi collettivi.
- Salute sessuale e riproduttiva, spesso trascurata in contesti di crisi.
Tra le misure immediate, l'organizzazione sta lavorando per riparare e riabilitare le strutture sanitarie parzialmente danneggiate, aumentare la capacità dei posti letto in ospedali selezionati e garantire l'espansione delle operazioni attraverso cliniche prefabbricate.
Il ripristino del sistema sanitario di Gaza richiederà investimenti miliardari e l'impegno costante della comunità internazionale. Tuttavia, permangono ostacoli significativi:
- La necessità di accesso sicuro agli aiuti umanitari attraverso tutte le frontiere.
- La protezione dei civili e degli operatori sanitari.
- L'accelerazione delle evacuazioni mediche per oltre 12.000 pazienti in condizioni critiche.
L'OMS sottolinea inoltre l'urgenza di riparare le infrastrutture stradali, rimuovere le macerie e bonificare gli ordigni inesplosi per consentire un'efficace distribuzione degli aiuti.
L'OMS e i suoi partner stanno mobilitando risorse e forniture per affrontare le emergenze più immediate, ma il successo di questi interventi dipende da un impegno globale costante. La ricostruzione non si limita all'infrastruttura fisica: è necessario rafforzare il personale sanitario, migliorare la catena di approvvigionamento e implementare strategie di lungo termine per garantire la resilienza del sistema sanitario.
Nel suo appello finale, l'OMS invita tutte le parti coinvolte a rispettare pienamente l'accordo di cessate il fuoco e a lavorare verso una soluzione politica che affronti le radici della crisi. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile garantire una pace duratura e ripristinare la dignità e la salute delle persone a Gaza.