La foto inserita nell’articolo era su un manifesto elettorale affisso a Napoli, ma vi garantisco che ne ho visti altri simili anche nella mia periferia perugina...
Non è dunque un caso isolato, ma soprattutto è indicativo del clima sociale, ancor prima che politico, con cui il tollerante popolo della sinistra ha deliberatamente deciso di confrontarsi con il nemico di sempre, anzi direi “i nemici”, se è vero che quando si parla di governo o elezioni la destra magicamente si moltiplica, o si divide, fate voi, in molteplici minacciosi oppositori più vagamente indicati come “le destre”; verrebbe da dire: “Tanti nemici, tanto onore”, ma so che la citazione, la cui origine comunque non risalirebbe al fascismo ma al Sacro Romano Impero e ancor prima al De Bello Gallico, parrebbe fuori luogo…
La questione è che l’antifascismo permanente, per il quale la leva a 100 anni dalla marcia su Roma ancora non è stata abolita, non riesce a proscrivere e/o confinare il fascismo nella storia, collocazione che invece lo costringe all’anacronismo e all’improponibilità nel mondo moderno, Italia compresa; preferisce considerarlo strumentalmente come un pericolo attuale, imminente e contingente, indissolubilmente legato all’esistenza stessa della destra politica. Ne deriva un comportamento che tende a demonizzare l’avversario, ad alterarne la natura e gli atteggiamenti, a delegittimarlo perché rifiuta apertamente la rieducazione politica e civile in atto da decenni, e perché non si sottomette alla dittatura del politicamente corretto; per restare nell’ambito delle frasi fatte, direi che si fa di tutta l’erba un fascio, non rispettando la dignità del voto degli elettori di destra, e confondendoli con pochi biasimabili fanatici nostalgici che si identificano in simboli, sigle e slogan soltanto per poter essere assimilati ad un’appartenenza, talvolta per tornaconto personale.
Così Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che credo sia l’unica forza politica a rappresentare la destra in Italia, che dichiara recentemente in un’intervista al settimanale britannico The Spectator (il più antico del mondo…) che "nel Dna di Fratelli d'Italia non c'è nostalgia per fascismo, razzismo o antisemitismo. C'è invece un rifiuto per tutte le dittature: passate, presenti e future", può essere comunque rappresentata come Hitler, baffetti compresi…, derisa per la sua inflessione romanesca e le sue origini popolari, che nel suo caso diventano borgatare, o viene definita “ortolana, rana, vacca e scrofa” da esimi professori universitari; il tutto senza che i guru della sinistra acculturata e acculturante intervengano per ristabilire un’onestà intellettuale che da tempo non è più mancina; chissà quali lezioni di tolleranza democratica avremmo dovuto subire se su qualche manifesto di Vladimir Luxuria fosse comparso un enorme organo genitale maschile o se Laura Boldrini fosse stata rappresentata mentre gioca con Barbie e pentoline… Si può viceversa offendere e oltraggiare l’immagine di una donna, prima che leader politica, perché porta con sé il peccato originale di essere donna di destra; e allo stesso modo si possono screditare i suoi elettori privandone il voto di rispetto e qualità, riducendoli a reazionarie “camicie nere”.
Stando agli ultimi sondaggi che stimano Fratelli d’Italia tra il 23 e il 24%, si può dedurre che, seppur nelle attuali intenzioni di voto che andranno poi verificate nel segreto dell’urna, almeno 11 milioni di italiani voteranno a destra; per estensione si può affermare che in Italia esistono ancora 11 milioni di nostalgici fanatici fascisti con la camicia nera; e per conclusione si può quindi ragionevolmente sostenere che il processo di epurazione culturale messo in atto dalla sinistra è miseramente fallito, anche se non lo ammetteranno mai. Evidentemente la destra ha provveduto da sola a riabilitarsi senza lasciarsi ammaestrare, senza rinnegare i propri valori e rinunciare ai propri principi, senza dover superare esami o dover cantare “Bella ciao” a squarciagola, schivando insidie intellettuali e giornalistiche, nonché le imboscate di zelanti magistrati. L’emancipazione della destra è principalmente culturale, a prescindere dal valore di personaggi che la rappresentano e delle relative idee: la destra democratica si è meritata il diritto di esistere, e lo rivendica.
Quello praticato dalla sinistra è una sorta di razzismo ideologico fuori da ogni logica democratica, non più accettabile né assecondabile, anzi, la sua è una condotta “fascista”, comportamento tipico di chi (cito direttamente dal dizionario Treccani – sinonimi e contrari) “si comporta in modo antidemocratico e violento”, assimilando la violenza fisica a quella verbale e visiva.
Forrest Gump, dice “stupido è chi lo stupido fa…”, sottintendendo che a denotare lo stupido non è il soprannome, l’epiteto o l’insulto attribuito da terzi, ma il comportamento che rende tale.
Allora io dico: “Fascista è chi il fascista fa…”.
Paolo Scafati