Nardò, Italia – Alla fine la regione Puglia ha deciso di frenare e fare una clamorosa inversione di marcia e di inchinarsi al cospetto di Madre Natura. “Impatto ambientale negativo significativo” ha sentenziato la commissione europea, e con queste tre parole magiche il progetto di ampliamento della pista Porsche è stato messo in pausa più velocemente di una formula uno costretta ad un pit stop. Investimento dai costi ingenti e di grande importanza tecnologica ma con un forte impatto per l’ambiente e il territorio salentino.
Un progetto che, meno di un anno fa, Emiliano valutava entusiasticamente: “siamo davanti a una bella storia che consentirà di rendere famosi nel mondo Nardò e il Salento, perché a questa pista faranno capo i team di quasi tutte le più importanti case automobilistiche. Immaginate che esiste un colore della Ferrari che viene chiamato ‘grigio Nardò’ proprio perché la Ferrari fa i collaudi delle sue auto su questa pista. Per tutti questi motivi, questa è una giornata molto importante”. Insomma, una vera "opportunità". Un'opportunità per chi? Rimane un mistero.
Il Nardò Technical Center, un nome che evoca progresso e rombo di motori. Ma tra asfalto e record, c'è un dettaglio che Porsche ha ignorato: 200 ettari di macchia mediterranea che non si arrendono a veicoli ibridi ed elettrici. Sì, perché tra il rombo dei motori e l'odore dell'asfalto, c'è un piccolo dettaglio che Porsche sembra aver ignorato: oltre 200 ettari di natura del Bosco dell’Arneo, che costituiscono un prezioso polmone verde di biodiversità unico, che non hanno nessuna intenzione di farsi asfaltare per far sfrecciare bolidi ibridi ed elettrici.
Ma ecco che arriva la Commissione Europea, come un arbitro in una gara di Formula 1, a sventolare la bandiera rossa. “Non si ritiene appropriata la giustificazione del progetto”, tuonano da Bruxelles, e con un colpo di penna più potente di un motore turbo, il sogno di Porsche si scontra con la realtà di un eliporto che non vola e di piste di prova che non provano nulla, se non la pazienza degli ambientalisti.
In definitiva, l'UE ha fatto capire che non si può tagliare il traguardo della sostenibilità con scorciatoie che deturpano la natura. E così, la Porsche dovrà accontentarsi di girare in tondo nelle piste esistenti, mentre la macchia mediterranea continuerà a crescere, indisturbata, al ritmo lento e costante di una storia che non conosce acceleratori. Mentre la macchia mediterranea continuerà a crescere, indisturbata, al ritmo lento e costante di una storia che non conosce acceleratori.
Ironia della sorte, proprio la velocità ha portato la Porsche a sbattere contro un muro di biodiversità. E chissà, forse tra una curva e l'altra, i piloti impareranno ad apprezzare anche il fascino di un paesaggio che non si può domare con la potenza di un motore. E ora? Porsche dovrà rivedere i suoi piani, cercando un compromesso con la natura. Forse, una pista più verde è possibile, dove il rombo dei motori si armonizza con il canto degli uccelli.