Nei primi sei mesi del 2023, quasi 400 bambini a Gaza – almeno due bambini al giorno – non hanno potuto ricevere le cure mediche necessarie in Cisgiordania, rimanendo senza accesso a interventi chirurgici salvavita o farmaci urgenti. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.

Nel solo mese di maggio, quasi 100 richieste per bambini ammalati presentate alle autorità israeliane sono state respinte o lasciate senza risposta [1], proprio quando le ostilità tra Israele e i gruppi armati a Gaza si sono intensificate. Ostilità che hanno causato 33 morti tra i palestinesi, tra i quali almeno sette bambini, e due persone in Israele.

Secondo il Ministero della Salute di Gaza, durante l’escalation delle ostilità, tra il 9 e il 13 maggio 2023, centinaia di pazienti e i loro caregiver non sono stati in grado di raggiungere luoghi per le cure mediche salvavita in Cisgiordania, Gerusalemme Est o in Israele. 

L’anno scorso, tre bambini sono morti mentre le loro richieste di permesso di uscita da Gaza erano state respinte o erano in fase di revisione. Tra questi, un bambino di 19 mesi con un difetto cardiaco congenito e un ragazzo di 16 anni affetto da leucemia. A causa delle restrizioni del governo israeliano sull’ingresso di attrezzature mediche e farmaci a Gaza, né la chemioterapia né i trattamenti radiologici sono disponibili. 

Ujna bambina, che oggi ha nove anni, nei suoi primi tre anni di vita è stata sottoposta tre volte ad operazioni chirurgiche a Gaza per curare lesioni ai nervi di una gamba, una patologia che la affligge dalla nascita. Tutti e tre gli interventi non hanno avuto successo e la sua famiglia ha cercato per oltre un anno di ottenere un permesso affinché potesse uscire da Gaza con un caregiver per accedere alle cure:

“Mi sono sentita malissimo - ha detto - quando la mia domanda è stata respinta. Era durante l'Eid [2], volevo assolutamente andare a giocare con i miei amici. Vorrei poter correre e indossare i pantaloni”, ha detto la bambina. “Il dispositivo che mi hanno messo sulla gamba mi fa male quando cammino e quando vado a scuola. Spero di poterlo togliere. Sono una bambina e desidero essere trattata come gli altri bambini”.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i servizi di cura e diagnosi per il cancro costituiscono la principale ragione per cui i pazienti hanno richiesto il permesso di lasciare la Striscia di Gaza tra il 2019 e il 2021.

Nello stesso periodo, il 32% dei bambini con permessi approvati per uscire dalla Striscia di Gaza per usufruire di assistenza sanitaria, non avevano un genitore autorizzato ad accompagnarli, con il risultato che sono stati costretti a viaggiare con un altro parente o non hanno intrapreso affatto il viaggio.

Dopo 16 anni di blocco, il sistema sanitario di Gaza è sull’orlo del collasso. Le ricorrenti escalation di violenza rappresentano una minaccia costante per la vita dei bambini e le restrizioni imposte dal blocco contribuiscono ad aumentare il tasso di povertà e la carenza di supporti sanitari nel mercato locale [3].

Secondo un recente sondaggio di Save the Children, la malnutrizione è dominante tra le famiglie che vivono in “aree ad accesso limitato” vicine al confine israeliano e che sono testimoni di frequenti attacchi: non hanno i servizi di base, hanno infrastrutture pubbliche inadeguate e hanno più volte dovuto affrontare malattie trasmesse dall’acqua, dall’inquinamento e dai rifiuti solidi. Il 10% delle famiglie intervistate da Save the Children ha riferito di aver perso un figlio per cause prevenibili, prima che compisse 5 anni.

L’escalation del maggio 2023 ha sottolineato l’urgente necessità di assistenza umanitaria nei Territori Palestinesi Occupati (TPO). A due terzi dell’anno, è stato finanziato solo un terzo dei 502 milioni di dollari richiesti nel Piano di risposta umanitaria del 2023.

“Nonostante la percentuale di approvazione dei permessi per cure mediche sia aumentata quest’anno, ogni mese c’è una media di 60 bambini che necessita di cure fuori Gaza e le cui domande vengono respinte o lasciate senza risposta. Alcuni sono bambini disperatamente malati che non hanno altra scelta se non lasciare Gaza per sopravvivere” ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children nei Territori Palestinesi Occupati. “Negare l’assistenza sanitaria ai bambini è disumano e rappresenta una violazione dei loro diritti [4], e separarli dai genitori durante il trattamento può rendere ancora più difficile per loro far fronte alla situazione. Il blocco a Gaza, che dura da 16 anni, sta avendo un impatto su ogni aspetto della vita dei minori, anche sulla loro salute fisica e mentale. La nostra ricerca del 2022 ha mostrato che quattro bambini su cinque nell’area soffrono di depressione e vivono nell’angoscia e nella paura. La loro realtà è molto lontana dalle cose che associamo all’infanzia. Queste violenze e privazioni sistemiche devono finire” ha concluso Jason Lee.

Save the Children chiede al governo israeliano di porre fine al blocco di Gaza, poiché è la causa principale delle continue violazioni dei diritti fondamentali dei bambini. Secondo gli obblighi legali di una potenza occupante [5], il governo di Israele dovrebbe compiere ogni passo possibile per proteggere i piccoli pazienti di Gaza, promuovere l’accesso senza ostacoli all’assistenza sanitaria essenziale e sostenere il diritto alla salute e all’assistenza sanitaria per i bambini di Gaza e per le loro famiglie [6]

Fonte: Comunicato stampa di Save the Children
 



[1] Secondo i dati dell'OMS, tra gennaio e giugno 2023, 1.746 pazienti, di cui 373 bambini, hanno visto la domanda respinta o con risposte in ritardo. Su 2.789 domande per bambini, 2.416 sono state approvate e 373 sono state respinte o sono in ritardo. Ogni mese, una media di 60 richieste di bambini non è accolta. 

[2] Seconda festività religiosa più importante nella cultura islamica e si celebra a conclusione del mese del Ramadan.

[3] Nel luglio 2023, Save the Children ha condotto uno studio sulla nutrizione a Gaza, utilizzando strumenti qualitativi e quantitativi: sono state intervistate 322 madri provenienti da cinque località geografiche della Striscia di Gaza e si sono svolte due discussioni di focus group con 63 genitori di bambini ai quali è stata diagnosticata la malnutrizione. Tutti gli intervistati vivevano in aree classificate come aree ad accesso limitato (ARA), prive di servizi infrastrutturali di base a causa della loro vicinanza alla recinzione israeliana. I residenti di queste aree non hanno accesso ai servizi di base, tra cui salute e nutrizione. Il 73% delle famiglie che hanno risposto hanno riferito che il principale ostacolo per raggiungere un centro sanitario è la lunga distanza.

[4] Il diritto del bambino alla salute è sancito dall’articolo 24 della Convenzione sui diritti dell’infanzia, che afferma che i bambini hanno il diritto di godere del più alto livello di salute raggiungibile e di accedere ai servizi sanitari.

[5] Human Rights Council Resolution (April 2023) - un.org/unispal/wp-content/uploads/2023/05/A.HRC_.RES_.52.3_130423.pdf

[6] Save the Children collabora con Al Mezan, un'Organizzazione non governativa indipendente in difesa dei diritti umani, con sede nella Striscia di Gaza dal 2014. Save the Children fornisce supporto e assistenza legale ai bambini pazienti in cura per annullare la negazione o il ritardo del permesso di uscita per accedere alle cure mediche e ai trattamenti fuori della Striscia di Gaza.