di Lucia De Sanctis - Una persona preparata e determinata, ma al tempo stesso umile e sempre disponibile. Questo è Vincenzo Musacchio, il mio professore di diritto penale presso la Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio a Roma. Oggi ha cinquantasei anni e ha speso gran parte della sua vita al servizio della diffusione della legalità nelle scuole d’Italia. Ha collaborato con il giudice Antonino Caponnetto e lavorato a contatto con il professor Giuliano Vassalli.
La prima domanda è una di quelle, spesso, ritenute scomode. Andando nelle scuole da oltre trent’anni quanto ha guadagnato?
Neanche un centesimo, economicamente ci ho rimesso. Mi ripugnerebbe guadagnare su una funzione che reputo di matrice sociale. Vado nelle scuole solo perché credo ci sia bisogno di fare memoria e al tempo stesso di rendere edotti i ragazzi sui pericoli dell’illegalità. Come potrei guadagnare sul bisogno di un altro essere umano in formazione. Ci sono state alcune volte in cui ho avuto contratti remunerati con le scuole, ma non ho mai riscosso quelle somme e men che mai le ho richieste. Ho però avuto retribuzioni ben più importanti di quelle economiche. Mi riferisco ai tanti studenti che mi ringraziano per i miei insegnamenti. Alcuni sono diventati magistrati, altri avvocati, altri ancora sono in servizio nelle forze dell’ordine e spesso quando li incontro, o mi scrivono, tutti hanno una cosa in comune: si ricordano della passione e del coinvolgimento nelle mie lezioni. “Professore lei si faceva capire…” Credo non ci sia ricompensa più alta di questa.
Ha scritto dei libri su questi temi dai quali riceve diritti d’autore?
No, neanche questo. Ho scritto un solo libro su questo tema e s’intitola “Adesso tocca a te” ma è gratuito e si può scaricare senza pagare un sol centesimo digitando il titolo su un qualsiasi motore di ricerca. Cosa diversa sono i libri di natura accademica e scientifica, ma quelli costituiscono il mio lavoro.
Professore lei mi affascinava ai tempi dell’Università e mi sorprende ora perché appare molto austero verso se stesso e sempre disponibile verso gli altri, perché?
Credo che sia da ritenersi ingrato chi nega il beneficio ricevuto ma ancor più ingrato chi dopo averlo ricevuto lo tiene per sé in modo egoistico. La sera quando mi metto a letto prima di dormire mi chiedo: quanto sono stato egoista oggi? I miei maestri – da mia zia di nome Giulia senza la quale sicuramente non avrei studiato – mi hanno sempre insegnato il valore della solidarietà. Quando tu possiedi la conoscenza, parlo in questo caso di cultura e di studio, questa non può esserti tolta da nessuno. Quando tu la dai ad altri, questa diventa bene comune e allora è degli altri fino a quando l’egoismo e il potere fine a se stesso non distruggono questa meravigliosa alchimia.
Se lei si dovesse definire con tre aggettivi quali userebbe?
Onesto, umile, coerente. Ho sempre creduto che quello che conta veramente nella vita è la potenza della verità e della giustizia. Due elementi quasi inesistenti nella società odierna che vive di falsità, di apparenza e di manipolazioni.
Ci spiega meglio quest’ultimo concetto soprattutto con riferimento alla manipolazione?
Guardi quello che conta oggi è il potere (non solo economico) e per raggiungerlo si è disposti a tutto. Uno dei mezzi più efficaci per raggiungere il potere è la manipolazione. Io ho cercato in tutta la mia vita di stare sempre dalla parte degli ultimi, pagando a caro prezzo questa mia scelta. Ho capito forse tardi quanto conta nella nostra società la potenza dei mezzi di persuasione soprattutto verso i più deboli perché questi ultimi spesso hanno scarse capacità critiche e credono a ciò che gli è fatto credere e si fermano lì senza mai andare oltre. Ecco quando vado tra i ragazzi nelle scuole, la mia missione diventa proprio l’andare oltre.
Facendo un bilancio di questi ultimi trent’anni nelle scuole, cosa viene fuori?
Io ho cominciato trentadue anni fa con Antonino Caponnetto, da allora a oggi molto è cambiato, tuttavia, il senso dell’educazione alla legalità è rimasto sempre lo stesso. Educare non significa mai imporre, ma far comprendere che il rispetto delle leggi (giuste) crea sempre benefici per tutti. Dico sempre ai ragazzi, quando sono con loro nelle scuole, che alla “criminalità organizzata” devono contrapporre la “gioventù organizzata”. Se i giovani si uniranno facendo “gruppo”, le mafie non avranno futuro. Dai miei incontri con loro emergono la forza e il coraggio di dare risposte a qualsiasi nuova forma di criminalità. Sceglieranno da che parte stare perché sanno bene che, diversamente, ci sarà chi sceglierà al posto loro. Il mio bilancio dunque è positivo e sono fiducioso poiché da parte loro c’è una presa di coscienza, il che non è poco per cominciare a costruire un futuro migliore.
Finisce un anno e ne comincia un altro, con quali propositi noi giovani potremmo iniziare il 2025 combatterendo queste situazioni che lei ci ha testè descritto?
Studiare, studiare, studiare. È sicuramente il migliore investimento che un essere umano possa fare puntando su se stesso. Non smettere mai di leggere, di studiare, di approfondire: solamente così è possibile combattere l’ignoranza che è il fattore su cui punta il potere per dominare le masse.
Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.