La lunga discussione sull'undicesimo pacchetto di sanzioni UE
La discussione sul lancio di un undicesimo pacchetto europeo di sanzioni anti-russe era partito appena dopo l’approvazione del decimo, nel mese di febbraio. Fin da subito si è visto come fossero minime le possibilità di elaborare un pacchetto che possa raggiungere degli scopi sensati e avere degli effetti adeguati allo sforzo.
Ad oggi, infatti, alcune delle sanzioni imposte alla Federazione Russa o hanno provocato un danno leggerissimo alle finanze di Mosca o addirittura un danno grosso alle economie dei Paesi europei. Così, oggi nessuno vuole un altro boomerang del genere.
L’Alto commissario Josep Borrell ha ammesso che “non resta molto da sanzionare” e al tempo stesso suggerisce di dare ancora più soldi e armi a Kiev. Ed è proprio ciò che alcuni governi europei eviterebbero volentieri. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato che si potrebbe ragionare su come tappare i buchi lasciati dai primi dieci pacchetti, attraverso cui le merci e gli affari coi russi passano comunque.
I governi europei fanno comunque delle proposte sanzionatorie, ma solo su quei settori che non disturbano le proprie economie. In questo modo, però, altri Paesi bocciano tali proposte proprio perché toccano punti nevralgici dei loro affari o della loro produzione.
Uno su tutti è il nucleare civile. Polonia e Repubbliche baltiche vorrebbero sanzionare direttamente e pesantemente Rosatom, il colosso energetico statale della Russia, ma altri come Finlandia, Francia, Germania o Ungheria preferirebbero evitare del tutto di sanzionare il nucleare. Oggi a Bruxelles sono fermi alla fase di discussione. Vedremo se saranno in grado di trovare un compromesso o un consenso su qualche punto, ma la fine del tragitto è ancora lontana.
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