Il fragile equilibrio mediorientale è completamente saltato. Anche sabato, Iran e Israele si sono scambiati pesanti attacchi aerei e missilistici, alimentando lo spettro di una guerra regionale su larga scala. L'offensiva è esplosa il giorno dopo il devastante raid in cui Israele  ha colpito il cuore del programma nucleare iraniano, assassinando alti comandanti militari, scienziati nucleari e bombardando centrali atomiche.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rivendicato il successo degli attacchi, sostenendo di aver ritardato il programma nucleare iraniano "probabilmente di anni". Netanyahu ha ignorato gli appelli internazionali alla de-escalation, e ha promesso ulteriori attacchi:

"Colpiremo ogni sito e ogni obiettivo del regime degli ayatollah. Quello che hanno subito finora non è nulla rispetto a ciò che vedranno nei prossimi giorni".
In risposta, Teheran ha lanciato una massiccia offensiva missilistica. Circa 200 missili balistici sono stati sparati in più ondate contro Israele. A Rishon LeZion, vicino Tel Aviv, un missile ha colpito un'abitazione: una neonata è stata tratta in salvo, ma tre civili israeliani sono morti durante la notte. Nonostante i danni, già poche ore dopo i cittadini affollavano le spiagge di Tel Aviv, come a voler ignorare il rischio imminente.

In Iran i raid israeliani hanno colpito duramente molti complessi residenziali. Secondo la televisione di Stato iraniana, almeno 60 persone sono state uccise, tra cui 20 bambini, in un attacco su un condominio di 14 piani a Teheran. In totale, nei due giorni di bombardamenti, il bilancio non ufficiale supera i 130 morti. I danni materiali sono enormi: palazzi sventrati, aeroporti colpiti (come il Mehrabad di Teheran), e difese aeree in gran parte neutralizzate.

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, al pari di Netanyahu, ha detto che se Israele continuerà ad attaccare, la risposta sarà "più dura":

"La continuazione dell'aggressione sionista incontrerà una risposta più severa e potente da parte delle forze armate iraniane", ha affermato Pezeshkian, secondo i media statali.

Secondo quanto riferito, questi commenti sono stati rilasciati durante una telefonata con il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif.

Secondo un funzionario militare israeliano, gli attacchi hanno causato "danni significativi" agli impianti nucleari di Natanz e Isfahan. Nove scienziati nucleari iraniani sono stati uccisi, così come alcuni dei più alti comandanti militari. Resta intatto, per ora, il sito di Fordow, scavato dentro una montagna.

Israele considera il programma nucleare iraniano una minaccia esistenziale, non crede alle rassicurazioni iraniane sulla natura civile del progetto e accusa Teheran di ingannare gli ispettori internazionali. Giovedì l'AIEA ha confermato la violazione del Trattato di non proliferazione nucleare da parte dell'Iran.

Il presidente americano Donald Trump ha lodato l'operazione israeliana, definendola "necessaria", e ha avvertito Teheran: o accetta di smantellare drasticamente il suo programma nucleare o le conseguenze saranno ancora più gravi. Fonti statunitensi hanno confermato il supporto americano nell'abbattere parte dei missili iraniani durante l'attacco.

Mentre il rischio di un conflitto regionale cresce, i Paesi arabi del Golfo osservano con timore, preoccupati di essere coinvolti loro malgrado. Intanto, l'instabilità ha già spinto il prezzo del petrolio che venerdì è aumentato del 7%.

L'Iran, pur minacciando ulteriori rappresaglie e ipotizzando la chiusura dello Stretto di Hormuz — crocevia globale per il petrolio — sembra trovarsi in difficoltà. I suoi principali alleati regionali, Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano, sono stati pesantemente indeboliti da mesi di conflitti.

L'escalation ha già congelato i negoziati previsti tra Iran e Stati Uniti. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi ha definito assurdo proseguire i colloqui mentre Israele continua i suoi raid.

Il futuro? Estremamente incerto. Se nessuna delle due parti cede, la crisi potrebbe trasformarsi in una guerra totale, capace di destabilizzare l'intero Medio Oriente e coinvolgere altre potenze.