Secondo quanto riporta Save the Children, potrebbero essere più di 200 i deceduti tra bambine e bambini, insieme ai loro genitori, a causa delle devastanti alluvioni e degli smottamenti  nella provincia del Sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). altri 90 minori , invece sarebbero stati separati dalle loro famiglie.

Nell'ultima settimana le inondazioni hanno provocato la morte di circa 410 persone, metà delle quali bambini, tra cui almeno 30 studenti e 6 insegnanti. Sono oltre 5.500 le persone che risultano ancora disperse. Si stima che circa 3mila case siano state distrutte e che sei scuole siano state spazzate via. 

La provincia del Sud Kivu sta attraversando la peggiore crisi alimentare dell’ultima generazione, anche a causa di violenze e conflitti armati oltre che di epidemie di colera e morbillo. Almeno 1,8 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria nel Sud Kivu, dove il 20% della popolazione è sfollata all’interno del Paese. In tutta la Repubblica Democratica del Congo, le cifre arrivano ad oltre 26,4 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria, ovvero circa una persona su quattro, tra cui 14,2 milioni di bambini.


E che dire poi di quanto sta accadendo in Sud Sudan, dove, a causa delle continue violenze, si stima che 82mila bambini siano fuggiti nei Paesi vicini e che altri 368.000 siano sfollati all'interno del Paese. Secondo l'UNHCR, dal 15 aprile più di 164.000 persone hanno cercato rifugio oltre confine, nella Repubblica Centrafricana, in Ciad, Egitto, Etiopia, Libia e Sud Sudan. Inoltre, mentre l'OIM stima che circa 736.000 persone siano sfollate all'interno del Sudan dall'inizio del conflitto. Quasi 3,8 milioni di persone erano sfollate all'interno del Sudan prima dello scoppio della violenza.


E tra le crisi umanitarie degli ultimi giorni, come poter dimenticare quella dei bambini di Gaza, nuovamente vittime del conflitto tra israeliani e palestinesi.


Oggi era in corso la seconda giornata degli Stati Generali della natalità, dove ha partecipato pure il Papa che ha ricordato ai presenti che "una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno", aggiungendo che "la natalità, così come l’accoglienza, non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società".

Lo ha detto ad un'assemblea che nel nome di Dio, patria e famiglia denuncia un problema di nuovi nati di pura razza, pardon, etnia italica. 

Visto che c'è carenza di nuovi nati e che da altre parti ce ne sono in abbondanza che muoiono per conflitti, eventi naturali e carestie, perché non accoglierli invece di ingegnarsi per aumentare le possibilità che affoghino in mare?

Una domanda che aleggiava a Roma nella sala in cui si svolgeva la terza edizione degli Stati Generali della natalità, ma che nessuno si è posto e, pertanto, a cui nessuno ha risposto.