Questo lunedì un altro palestinese è deceduto per le ferite causate dal fuoco delle armi dei soldati israeliani che hanno sparato contro i manifestanti che, al confine della Striscia di Gaza, partecipavano alla Grande Marcia del Ritorno.

Si chiamava Faris al-Raqib ed aveva 29 anni. I medici dell'ospedale Europeo non hanno potuto far niente a causa delle gravi ferite che aveva riportato allo stomaco. Il bilancio delle vittime è così salito a 17, mentre 1500 sono i manifestanti palestinesi feriti.

Secondo i rapporti medici diffusi da fonti palestinesi, l'esercito israeliano avrebbe sparato sulla folla facendo uso anche di proiettili a espansione, conosciuti come proiettili dum dum, pensati per espandersi all'interno del "bersaglio", in modo da aumentare la gravità delle ferite.

Migliaia di palestinesi che risiedono nella Striscia di Gaza, lo scorso venerdì, hanno partecipato alla Grande Marcia del Ritorno per esercitare il diritto di rientrare nei villaggi e nelle città da cui sono stati costretti a fuggire nel 1948.

La manifestazione ha coinciso con il 42° anniversario della Giornata della terra, che ricorda il giorno in cui le forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi durante le proteste contro la confisca delle terre nel 1976.

Una protesta, quella iniziata il 30 marzo, che è previsto che si protragga fino al 15 maggio, data che segna il 70° anniversario della Nakba (catastrofe), in cui oltre 750.000 palestinesi furono costretti a lasciare le loro case in seguito alla proclamazione dello Stato di Israele, nel 1948.

Unione europea e Nazioni Unite hanno annunciato un'inchiesta su quanto accaduto e sull'uso delle armi fatto dall'esercito israeliano.

Secondo Tel Aviv, solo perché alcuni manifestanti - "pesantemente armati" con pneumatici incendiati e fionde - hanno tentato di avvicinarsi alle barriere che dividono la Striscia di Gaza da Israele, questi sono stati classificati come "terroristi" e, pertanto, passibili di essere fatti oggetto del fuoco delle armi dei soldati israeliani, appostati lungo il confine su dei terrapieni approntati allo scopo. Soldati che hanno sparato con proiettili veri su persone disarmate.

Una scelta, quella dell'esercito israeliano che, secondo quanto ha riportato il quotidiano Haaretz, sarebbe stata riconfermata dai vertici militari nel caso in cui, nei prossimi giorni, dovesse ripetersi una situazione analoga.