Chissà che accadeva quando la vita era più semplice, più rurale che urbana, più vissuta che pensata. Noi umani eravamo meno manigoldi o semplicemente più tenuti alla cavezza e meno longevi, insomma con meno tempo a disposizione per inventarci ribalderie?

L’ardua sentenza non è di questo mondo. Abbiamo consultato sociologi, politologi, intellettuali dalle cui labbra abbiamo smesso di pendere solo di recente, scienziati, ricercatori, mistici e atei, alla fine rimaniamo soli, senza risposte e solo domande: ma, in fondo, è bene avere germogli e non solo foglie secche.

Ci teniamo accuratamente alla larga dalle questioni concernenti l’occulto, il satanismo, il gotico, pur avendone frequentato idealmente le stanze quando abbiamo scritto i nostri libri: ma non socializziamo più che tanto le due o tre impressioni che ne abbiamo tratto, ritenendole territorio di esperti, possibilmente più studiosi che attratti dal genere.

La materia ovviamente entra in cronaca ripetutamente dall’era glaciale in avanti: noi estraiamo solo tre vicende, dagli anni ottanta al primo decennio duemila.

Massimo Vichi, 47 anni, è un professore di economia e diritto ad Aosta, descritto dagli ex allievi competente ma burbero a dir poco, severo si sarebbe detto in altri tempi, uno di quelli che non esitava a rimandare e, se necessario, a bocciare.

Forse per questo quando, il primo febbraio 1988, lo trovano sulle scale di casa, vestito per andare a lavoro, colpito da circa otto coltellate, le indagini si riverseranno a scuola, facendo un discreto “mazzo” agli incolpevoli studenti…se lo erano del tutto, perché qualche vendettina, pare ci fosse stata, ma a livello di gomme bucate. Inoltre, qualche testimone aveva notato un giovanotto incappucciato sostare nell’androne, e perfino un cane vagolante.  Vichi era conosciuto anche per la sua partecipazione alla vita culturale della cittadina e la passione per la fotografia, nonché marito devoto e padre amorevole di una figlioletta. Sì, ma quello che non è stato mai approfondito è il suo rapporto con la fede: era un ex religioso, lo dice Carlo Lucarelli, anzi lo accenna appena in un vecchio “Blu notte”, e si sussurra che l’uomo non fosse esattamente un laico risolto, ma tenesse legami misteriosi con ambienti paralleli, forse sette di derivazione cattolica.


Assunta Marsala
, detta Susy, è una giovane e bella sposa siracusana, già colpita dalla vita per un aborto spontaneo che l’ha convinta di essere una donna inutile, di peso al marito, fino a quel 17 novembre 1998, giorno in cui scompare. Il coniuge Francesco, intervistato tempo dopo in televisione, assicurerà che per lui non c’era stato alcun dramma e avrebbero potuto tranquillamente riprovare a concepire un figlio, ma la moglie era depressa. Inizia così un giro di consultazioni che vede coinvolti, più che il consorte, la mamma, la sorella e il cognato di lei, Filippo. Spediscono la ragazza da una sorta di psicologo, che tale non è ma solo un consulente parrocchiale per coppie devote, con il quale però, secondo alcuni, nasce perfino una storiella, inoltre le fanno assumere farmaci, inutilmente. Infine, si sistema presso la sorella sposata, chissà perché. Quella sera la attendono a tavola, mentre lei fuma in bagno, ma siccome si attarda, la cercano e non la trovano. Verrà rinvenuto il suo cadavere, 2 gennaio 1999, da alcuni pastori, in un campo fuori città; è nuda dalla cintola in su, ma in seguito verranno ritrovati altri effetti personali. Gli inquirenti perverranno alla conclusione che la donna è stata uccisa altrove, poi portata in quel posto per farla ritrovare, e ancora in un secondo tempo erano stati deposti gli effetti. Da allora non si sa più nulla di questa breve vita e del tragico esito, ma si è parlato di riti finiti malamente, con ombre sui parenti.

L’architetto Francesco de Santis è un bel giovanottone, alto più di un metro e novanta, abita a Ostia, ma gravita su Roma. Fresco sposo, incerto fino all’altare se dire sì alla fidanzata Maria o alla Chiesa, in quanto tentato dalla veste sacerdotale, non riesce a staccarsi da abbazie e conventi.

Così è che il 5 ottobre 2008 spiega alla neomoglie  che deve andare, per la pratica degli esercizi spirituali, alla  parrocchia di san Nicola di Bari, poi a Roma, alla chiesa di Sant'Anastasia, dove i due potranno incontrarsi successivamente. All’appuntamento l’architetto non si presenta; dopo alcune ricerche, trovano il suo scooter, in zona decentrata, dove forse, pure, esiste un qualche edificio diocesano.

A parte qualche notizia di sue presunte adesioni a sorta di eserciti della salvezza di stampo cristiano, null’altro si è saputo di lui. Qualche avvistamento della sua alta figura ricoperta da un saio è spuntato nel tempo ( uno anche nostro, con possibilità di verosimiglianza che stimiamo all1%), ma da allora è calato il silenzio.

In molte occasioni si è parlato di fughe mistiche o di omicidi frutto di insane pratiche parareligiose; il fatto che le cosiddette “ indagini” troppe volte non portino a nulla, specialmente dopo l’avvento dei tracciati informatici, ci lascia con più di un sospetto.