La tensione tra Turchia e Siria non accenna a diminuire. Mentre da una parte si muove la diplomazia, la guerra non dichiarata tra le due nazioni sembra ormai un dato di fatto.

Così, mentre l'incaricato speciale USA per la Siria, James Jeffrey, e l'ambasciatrice USA presso l'ONU, Kelly Craft, oggi si sono recati ad Ankara per parlare della situazione di Idlib e del viaggio di Erdogan a Mosca dove il presidente turco incontrerà Putin il 5 o il 6 marzo (definito difficile dai media russi), sul terreno si continua a combattere.

L'esercito siriano ha riconquistato Saraqib, località nei pressi di Idlib. Di contro, il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, domenica ha dichiarato che l'esercito turco ha lanciato l'operazione "Scudo di Primavera", specificando che è rivolta contro il regime del presidente siriano Bashar al-Assad... la Russia meglio non coinvolgerla!

Akar ha poi aggiunto che domenica la Turchia ha distrutto due jet SU-24 siriani, bombardando l'aeroporto militare Al-Nayrab di Aleppo, con l'utilizzo di alcuni droni. Non è esclusa una ritorsione della Siria, con il supporto di Mosca.

E mentre da una parte Ankara inizia una guerra contro la Siria (e la Russia), dall'altra cerca di fare pressione nei confronti dell'Europa, dichiarando che non poteva più rispettare l'accordo del 2016 e lasciando passare i migranti, che adesso si stanno ammassando ai confini di Bulgaria e Grecia.

Si sta parlando di 3,7 milioni di rifugiati siriani, a cui vanno aggiunti i migranti provenienti da altri paesi, persino dall'Africa, oltre ai rifugiati fuggiti da Idlib.

In un discorso televisivo, Erdogan ha accusato l'Unione europea di non aver fornito alcun aiuto per il reinsediamento dei rifugiati siriani in "zone sicure" all'interno della Siria e pertanto la Turchia ha permesso a migranti e rifugiati presenti nel Paese di proseguire per Europa. Secondo Erdogan sarebbero "centinaia di migliaia"  quelli che hanno già attraversato il confine dell'Europa e, presto, diventeranno milioni.

In realtà la Grecia sostiene che negli ultimi giorni circa un migliaio di migranti provenienti dalla Turchia ha raggiunto le coste delle sue isole nell'Egeo orientale  e afferma di aver impedito di varcare i suoi confini a circa 10mila migranti che, in alcuni casi, hanno attaccato le guardie di frontiera, lanciando pietre e barre di metallo.

I greci per vietare l'ingresso nel loro Paese hanno fatto ricorso non solo a granate stordenti e lacrimogeni, ma anche all'uso di armi da fuoco. Secondo la notizia data dal corrispondente della BBC Mughira al-Sharif, lunedì mattina il profugo Ahmed Abu Amad, proveniente da Aleppo, è stato colpito al collo e ucciso da una guardia di frontiera greca, nei pressi del confine turco di Ipsala mentre cercava di attraversare il confine insieme a centinaia di altri profughi.


Lunedì, il governo greco ha accusato la Turchia di essere un trafficante di esseri umani e ha comunicato di aver bloccato qualsiasi nuova domanda di asilo per il prossimo mese, a causa della situazione che si è venuta a creare: "Questo spostamento di persone non ha nulla a che fare con il diritto internazionale in materia di diritto di asilo, che riguarda solo singoli casi". 

L'Europa, tramite Frontex, ha fatto sapere che sta valutando gli interventi più adatti, aumentando eventualmente il numero dei militari già presenti in Grecia e Bulgaria.