Angiola e Rospi, per dirla alla Don Abbondio, chi sono costoro? Due deputati del Movimento 5 Stelle. Anzi, ad esser precisi, sono due ex deputati 5 Stelle. Si sono dimessi oggi dal gruppo alla Camera, in dissenso con la politica adottata (Rospi) e per l'impossibilità di poter discutere la legge di bilancio in Aula (Angiola), con quest'ultimo che dopo aver minacciato che sarebbe tornato all'Università, ha poi rassicurato cittadini e sindaci del suo collegio che non lascerà il suo seggio continuando l'attività parlamentare nel gruppo Misto. Lo stesso ha fatto il suo collega Rospi, aggiungendo all'elenco delle persone da rassicurare nel suo collegio anche i Vescovi... chissà quante curie saranno presenti dove è stato eletto!

Di Angiola e Rospi i 5 stelle ne possono pure fare a meno, considerando che alla Camera il numero di eletti è più che rassicurante. Ma il fatto che pure due carneadi decidano di lasciare il Movimento è più che significativo del clima che vi regna all'interno. 

Inutile ripetere quel che è chiaro a tutti. Il cosiddetto capo politico 5 Stelle è ormai capo di se stesso e di pochi intimi, incapace di (ri)prendere le redini del Movimento e incapace di lasciarne la guida, perché sarebbe un fallimento personale, rischiando di finire nel dimenticatoio. 

Dopo essersi fatto crescere la barba, Di Maio sta cercando di darsi credibilità anche spacciando la revoca delle concessioni ad Autostrade come chissà quale traguardo di politica interna... i Benetton per Di Maio sono diventati come i migranti per Salvini.

Il problema, però, è che i 5 Stelle, senza una guida politica intelligente ed avveduta, hanno prima finito per scimmiottare gli estremisti di destra, mentre adesso sembrano di colpo diventati socialisti. Come dicono queli che se ne intendono, non è che facendo la copia di chi già esiste che si possono acquisire consensi, perché la gente preferisce sempre l'originale.

Così a forza di dire di non essere né di destra, né di sinistra, i 5 Stelle hanno finito implicitamente per non essere nulla. 

E in questo stato di cose crea più di una perplessità l'annuncio del blog delle stelle che "a partire da oggi, venerdì 3 gennaio 2020, sono aperte le candidature per le regionarie per il candidato Presidente di Liguria, Puglia e Toscana in vista delle elezioni regionali che si terranno nella prossima primavera".

Naturalmente per diventare candidato grillino alla guida di una delle tre regioni sopra elencate è sufficiente che un tizio qualsiasi sia iscritto al Movimento e risieda o in Liguria, o in Puglia o in Toscana. Poi, se sarà in grado di raccogliere un centinaio di voti su Rousseau, è pure possibile che finisca per essere messo in lista come candidato presidente. 

Che una cosa del genere fosse illogica alcuni lo hanno detto da sempre, mentre adesso lo hanno capito pure gli elettori... gli unici a non averlo capito, a sprezzo del ridicolo, sono Di Maio e compagnia, con il risultato che la diaspora dai 5 Stelle continuerà copiosa... soprattutto da parte di coloro che una volta li avevano votati.