«Il 23 dicembre gli Stati Uniti, pur denunciando il successo del lancio di prova del missile balistico intercontinentale Hwasong-15, hanno nuovamente formulato una risoluzione con sanzioni, la 2397, del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che causa il totale blocco economico della RPDC.
Definiamo questa "risoluzione con sanzioni" messa a punto dagli Stati Uniti e dai suoi sostenitori come grave infrazione alla sovranità della nostra Repubblica, come un atto di guerra che viola la pace e la stabilità nella penisola coreana e nella regione e respingiamo categoricamente tale "risoluzione".»
Questo il passaggio più significativo della dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri della Corea del Nord, diffusa dalla KCNA, l'Agenzia di stampa ufficiale di Pyongyang.
Ieri mi chiedevo come dovessero essere interpretate le ulteriori sanzioni alla Corea del Nord. Il regime nordcoreano questa mattina ha espresso il suo parere definendole una dichiarazione di guerra.
Dichiarazione di guerra estesa non solo agli Usa: «I paesi che hanno alzato le loro mani in favore di questa risoluzione saranno ritenuti completamente responsabili di tutte le conseguenze che causerà e faremo in modo che per sempre paghino un prezzo pesante per quello che hanno fatto.»
Nel testo pubblicato dalla KCNA si giustifica lo sviluppo dell'armamento atomico da parte della Corea del Nord come difensivo, per assicurare pace e sicurezza al Paese, denunciando come ostile, aggressiva e immotivata la politica degli Stati Uniti.
Kim Jong Un, ed è da capire come debba essere interpretata tale scelta, non ha rilasciato dichiarazioni al riguardo, nonostante il 24 dicembre sia stato ufficialmente riportato - sempre dalla KCNA - il suo intervento di chiusura alla Conferenza dei presidenti delle Cellule del Partito dei Lavoratori della Corea.