Il campione prende un taxi a Milano e va a Rimini, città che ci risuona malamente dai tempi delle Uno bianca e rigurgita, non la sola, di personaggi loschi da terzo millennio. Il tassista assicura che il famoso cliente non aveva bagaglio, solo un piccolo zaino o sacchetto. I cospirazionisti fanno notare che, nelle riprese della Polizia, si vedono tre giubbotti appesi, non spiegandosi quando e come Marco li avrebbe portati nel mini appartamento dell’hotel residence “Le Rose”, dove era sceso e da cui non si era mai mosso, ma noi abbiamo notato qualche altro capo d’abbigliamento. E’ improbabile che non ci si provveda di almeno un cambio, e non sappiamo come lui fosse vestito in taxi: nelle immagini disponibili, dove è ritratto già cadavere, è in jeans, torso nudo, piedi scalzi, prono. Un confronto tra il tassista e i dipendenti del residence sarebbe stato opportuno, non fosse che questi ultimi, in base ai reportage televisivi, rappresentano la spina nel fianco della narrazione.
Sono proprio loro a garantire che Marco non uscì MAI dalla stanza, smentiti da un vicino barista, che ricorda almeno un ingresso del ciclista, per un caffè. Noi invece avremmo qualche domanda aggiuntiva, per dirne una: come si è nutrito il campione, in quei cinque giorni? Servizio in camera, buffet, ristorante, digiuno totale perché la droga lo saziava? Altri, come il suo pusher abituale, assicurano che egli sia uscito eccome, citando quale punto di “approvvigionamento” l’hotel Touring; ma lo spacciatore mancava da Rimini, poiché era “ più importante” presenziare alla festa della nipote a Napoli, pertanto inviò un suo fornitore/dipendente: qui notiamo subito che entrano nel discorso circa 20.000 euro, dovuti da Marco al napoletano, ma senza fretta e sulla fiducia. Tuttavia il signore lascia intendere che il suo corriere, incaricato di portare la coca a Pantani, sapeva di quei soldi: una sottile accusa inizia o uno scaricabarile? A quanto pare gli presta fede Tonina, che nel noto programma lo prende per mano piangente ( lui, non lei) e lo convince a visitare insieme la tomba del figlio. Realtà o reality? Resta nell’aria quella somma, mai ritrovata (sembra).
Fin qui, ancorati alla verità ufficiale, il nostro si asserraglia nell’appartamentino, non mangia, beve poco ( di certo non ordina nulla), forse chiama qualche escort. ALT.
In televisione ci hanno mostrato, accuratamente blerate, alcune donne evidentemente ancora in attività, seppure alquanto malandate: una appare grassoccia e abbigliata in modo antiquato, l’altra sfatta e con un ventre da gravida strizzato in un body, che ne lascia intravedere le flaccide carni. OK, sono passati quindici anni, dal 2004 allo speciale TV, ma avrebbero lasciato gravi segni, su queste due donne.
Ingenuamente si immagina che, al tempo, Marco dovesse pretendere il meglio nel giro delle meretrici (l’unico in cui ormai pedalava)…o no? Magari era a corto di denaro, e per il sesso “ si accontentava”, preferendo far debiti per la roba? Un altro drugdealer, noto in zona e tra i celebri, disegna Marco come uno strafattone, sempre in fuga, non più sui passi di montagna, ma alla rincorsa di dosi esorbitanti.
Manco a dirlo, sotto accusa sono finite le forze dell’ordine, che avrebbero gironzolato sulla scena senza precauzioni, omettendo di prelevare le impronte; e il medico legale che, sprovvisto del termometro per misurare la temperatura dei cadaveri, ripiega su un esemplare per bambini, che però non scendeva sotto i 34°; tanto, si ascolta nel filmato proposto, se arriva a 34, significa che il corpo è a temperatura ambiente ( peccato noi profani non si sappia dopo quante ore, in base alla nota legge fisica, i gradi si appaino tra salma ed esterno).
Tutto ciò può scandalizzarci, ma un ispettore di polizia allora intervenuto, brevemente intervistato nel 2019, mette un sigillo: la magistratura valuta e decide, evidentemente è sembrata logica l’ipotesi del suicidio, se volontario o accidentale, poco importa, come accaduto per tante star, una per tutte Marilyn, su cui ancora oggi si discute.
Quello che ci turba sono sempre i contributi propinati al pubblico: come sono arrivati ai media? Chi li ha forniti? Risultano originali o tagliati ad hoc?
L’appartamento si presentava sossopra, però gli oggetti erano integri, sembravano poggiati e non scagliati; è ritratta una bottiglia vuota, e dunque si insinua che il deceduto vi avesse diluito la coca e si fosse “ubriacato”; i sanitari del bagno sono al loro posto, accanto al cadavere giace una pallina bianca, anch’essa sostanza, non ancora lavorata per l’uso, ma…ma…ma…chi sostiene che la pallina all’inizio non ci fosse; chi giura che il lavabo fosse stato divelto e poi rimesso a posto; chi non ha visto la bottiglia.
Torniamo al romanzo descritto: la receptionist di turno, a verbale, dichiara che il campione l’aveva esortata a chiamare i Carabinieri, infastidito da inopportune presenze, ma lei non lo fece; il ragazzo che rilevò il turno successivo contesta l’accaduto (ora, non allora); in una fiction, addirittura Pantani scrive sulle pareti, in preda a delirio psicotico. Le prostitute mettono in dubbio il suicidio (ma che ne possono mai sapere loro, a bocce ferme?), e così i pusher.
Domande:
è possibile che Marco sia rimasto per giorni tappato in camera senza acqua e cibo?
Si è proceduto all’esame dei tracciati telefonici?
È vero che le telecamere interne erano fuori uso e dunque non si poteva controllare chi fosse transitato dai garage per sgattaiolare in camera di Pantani?
La quantità di cocaina trovata nel sangue dopo l’esame tossicologico ammontava a una dose da cavallo, allora: è vero che chi ne avesse assunta anche solo un terzo sarebbe morto prima di potersene fare altra?
Quanti e quali psicofarmaci assumeva il ciclista?
Le ferite al capo di Marco erano da caduta, da autolesionismo o da colpi contundenti?
Se la signorina della concierge aveva effettivamente già provato a entrare, prima da sola poi con una cameriera, è vero che non ci riuscì perché la porta era ostruita, ma socchiusa? O la porta era chiusa, ma inattaccabile dal passepartout? In entrambi i casi, non le parve strano?
Insomma, verrebbe da sbottare: in hotel c’è un uomo famosissimo, sia pure in fase declinante, una presenza ancor più conclamata se si considera che era una star romagnola, del posto; buongiorno, si infila in camera, lamenta dei disturbi e nessuno se lo fila, ma donnine e spacciatori vanno avanti e indietro indisturbati; si prova a verificare, ma né un borbottio (avvertito da chi bussò) né il successivo silenzio sepolcrale insospettiscono; pare che l’occupante sia morto di sabato mattina ( il medico senza termometro non può darci conferme), ma lo trovano la sera verso le 22,30 e – udite udite – dopo mezz’ora i media già ne danno la notizia. La commissione antimafia, allertata per i sospetti di una mano camorrista, ribadisce, a distanza di un decennio, che va tutto bene, alla faccia delle iene ( ascoltate in audizione); decesso per edema polmonare e cerebrale conseguente a overdose, e il sipario si chiude.
I misteri attirano sempre, ma dopo tanti, troppi anni, o si risolvono o non se ne parli più. Emergerà qualcosa a fine secolo…forse…
Però, Marco, dovevi tener duro. Nessun nemico deve averci.