Come già preannunciato ieri urbi et orbi, praticamente da chiunque, questo giovedì, dopo la consueta conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Gentiloni si è recato al Quirinale nel primo pomeriggio per dare inizio all'iter burocratico che ha portato allo scioglimento delle Camere.

Dopo Gentiloni, Mattarella ha ricevuto il presidente del Senato Pietro Grasso e successivamente la presidente della Camera Laura Boldrini. Il presidente della Repubblica ha quindi decretato la fine della legislatura, ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione, firmando il decreto di scioglimento del Senato e della Camera; decreto che è stato controfirmato anche dal presidente del Consiglio dei Ministri.

Subito dopo, come dichiarato in una nota dal Quirinale, il segretario generale della Presidenza della Repubblica Ugo Zampetti si è recato dai presidenti del Senato e della Camera per comunicare loro il rilascio del provvedimento.

Al termine del Consiglio dei Ministri in programma alle 18.30, il premier uscente comunicherà la data delle elezioni che, a meno di sorprese, sono previste per domenica 4 marzo.

Nel frattempo - e non si sa bene se ciò vada interpretato come un augurio o una velata minaccia - Gentiloni ha detto durante l'incontro di stamani con la stampa che «l’Italia non si mette in pausa. Il governo si affida alle decisioni del Presidente della Repubblica, ma non tirerà i remi in barca. Nei limiti indicati dalla Costituzione, dalle leggi e dalla prassi, il governo governerà!»

Tra i compiti non di ordinaria amministrazione su cui ilk Governo dovrà intervenire vi è già da subito la missione militare in Niger che viene data per confermata, ma su cui alcune forze di opposizione chiedono un voto in Parlamento.

Inoltre, questo stesso Governo, dovrà anche occuparsi - molto probabilmente - della manovra correttiva che l'Europa ci chiederà perché, come esattamente è accaduto lo scorso anno, la legge di bilancio non ha soddisfatto i criteri previsionali di Bruxelles.

Quindi, sappiamo che, nonostante tutto, il Governo continuerà a governare. Quello che ci si può augurare è che lo faccia il meno possibile, considerando quanto fin qui prodotto in questa legislatura da Letta, Renzi e, da ultimo, Gentiloni.