Il ministro Giancarlo Giorgetti, si è recato a Lussemburgo per partecipare ai lavori dell'Eurogruppo "per parlare del ruolo internazionale dell'euro, basato sul rapporto annuale della BCE e del ruolo della politica industriale per la competitività dell'area dell'euro".

Durante i lavori, l'isolamento del governo Meloni nella trattativa sui Top Jobs della Commissione ha spinto il ministro Giorgetti a protestare: "Abbiamo subito un trattamento assolutamente sbagliato – ha detto Giorgetti –. Una conventio ad excludendum dettata da un atteggiamento pregiudizievole nei confronti dell'Italia, paese fondatore e di primaria importanza che riserverà delle sorprese positive in futuro".

E visto che il governo Meloni non sembra che avrà rappresentanti di rilievo nella prossima Commissione, Giorgetti ha sbandierato l'arma di ricatto del MES, dicendo che l'Italia non può approvarlo perché non c'è volontà al riguardo nel Parlamento.

Il MES è un meccanismo di salvaguardia a cui un Paese può ricorrere, non una medicina da ingoiare sempre e comunque. Il rifiuto dell'Italia ad approvarlo impedisce agli altri Paesi membri dell'Ue - che già lo hanno approvato - di poterne usufruire.

In più, l'Ecofin ha rimandato Giorgetti e Meloni a settembre, con i compiti da fare per rivedere i conti dell'Italia su cui ha dato il seguente giudizio:

"L'Italia sta affrontando nuovi squilibri dopo quelli in eccesso già registrati nel 2023. Le vulnerabilità legate all'elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune residuali debolezze nel settore finanziario, che hanno rilevanza transfrontaliera, permangono. Il rapporto debito pubblico/PIL dell'Italia è diminuito notevolmente dal suo picco durante la crisi della pandemia di COVID-19, principalmente a causa della forte crescita del PIL nominale. Tuttavia, il rapporto con il debito pubblico è ancora elevato, oltre il 137% del PIL nel 2023, e si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest'anno e il prossimo. Questa inversione è attribuita a un ampio aggiustamento stock-flow che aumenta il debito, a disavanzi pubblici ancora consistenti, sebbene in diminuzione, e a una crescita del PIL nominale inferiore. La crescita della produttività è stata complessivamente e in media positiva ma limitata, il che conferma la necessità di riforme e investimenti per superare le carenze strutturali e favorire condizioni favorevoli alla crescita della produttività. Le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate negli ultimi anni e non si sono tradotte in pressioni salariali. I tassi di partecipazione al lavoro sono aumentati a livelli record, sebbene questi siano ancora relativamente bassi. Il settore finanziario si è ulteriormente rafforzato con miglioramenti nella qualità degli attivi bancari e nella redditività, mentre le banche italiane sono ancora notevolmente esposte al debito sovrano e ai prestiti garantiti dallo Stato nei loro bilanci. L'azione politica è stata favorevole nell'affrontare le vulnerabilità, anche attraverso l'implementazione del PNRR, che promuove tra l'altro la produttività e la crescita del PIL potenziale per contribuire a ridurre il rapporto debito pubblico nel lungo termine. Mantenere il ritmo dell'implementazione del PNRR rimane essenziale e ulteriori sforzi politici sarebbero vantaggiosi. È chiaramente necessaria più azione per ridurre l'elevato rapporto debito pubblico. Il Patto di Stabilità e Crescita riformato, inclusa l'applicazione della Procedura per i Disavanzi Eccessivi, offre un meccanismo di sorveglianza adatto e forte per affrontare i rischi di sostenibilità fiscale e per completare la sorveglianza nell'ambito del MIP".

Nonostante tutto ciò, la quasi totalità dei media italiani ci vuol far credere che Meloni sia l'ago della bilancia in Europa, l'unica che abbia titolo a dare le carte per definire maggioranza e Commissione!