Settimana News ha pubblicato un articolo di Domenico Marrone dal titolo "Fabbrica del clero cercasi" suscitando il commento e la proposta del Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati: "Giuste attese di riforma vanno concretizzate con persone nuove e i preti sposati con regolare percorso previsto dal diritto canonico hanno le carte in regola per diventare guide credibili dei futuri preti. Papa Francesco e i Vescovi ci richiamino in servizio al più presto possibile per arginare la crisi della Chiesa".

Ecco alcune proposte tratte dall'articolo:

Seminario è il nome dato al tempo e allo spazio per la formazione dei sacerdoti. Nel primo millennio della storia della Chiesa, la formazione non era istituzionalizzata, essendo ogni vescovo responsabile della formazione dei suoi presbiteri, sebbene vi fossero scuole episcopali e parrocchiali per la formazione del clero.L’origine del Seminario, con l’attuale configurazione, risale al Concilio di Trento (1545-1563), che prescrisse la necessità per i ministri cattolici di ricevere una solida formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale.Il canone 18 della XXIII sessione del concilio di Trento fornisce in vari modi indicazioni sul profilo ideale e la formazione dei futuri ministri ordinati: devono essere dei giovani formati a “fuggire i piaceri del mondo” e a condurre una vita all’insegna di “pietà e religione”.Per questo vengono istituiti i seminari, con il duplice scopo di separare fin dalla tenera età un numero congruo di adolescenti (nei seminari “minori”) tra cui individuare i candidati idonei alla vera e propria formazione al ministero (nei seminari “maggiori”).Il criterio fondamentale di selezione dei futuri presbiteri è la loro scelta tra coloro che, oltre a saper leggere e scrivere, mostrino per “indole e volontà” di essere sempre “al servizio di Dio e della Chiesa”. I pilastri della loro formazione sono la liturgia, la Scrittura e le omelie e le vite dei santi.

DesacralizzazioneNel primo millennio il modello agostiniano di presbitero faceva riferimento anzitutto al servizio pastorale, mentre i secoli successivi videro una crescita di importanza della funzione cultuale.Oggi il modello liturgico non è affatto tramontato. Anzi… si trovano preti, anche giovani, che assolutizzano alcuni linguaggi antichi decontestualizzati della liturgia, dimenticandosi di appartenere al popolo di Dio, riducendo l’azione liturgica a una sacralità esteriorizzata, esclusivamente relativa alle proprie idee, se non alla cura estetica della propria immagine: invece di spendersi in modo profetico, sembrano coltivare narcisisticamente il proprio hobby sacerdotale.Va superata una lettura gerarchico-sacrale del ministero ordinato, concependolo ed esercitandolo non come «promozione all’altare», ma come servizio gratuito e generoso da offrire.Accanto a una decisa desacralizzazione del potere ecclesiastico, vanno abbandonate pratiche pastorali, liturgie, simboli, titoli, cerimonie, linguaggi, modi di dire, stili di comportamento, aspettative che sovra-esaltano il clero a detrimento del non clero e che, non di rado, sono associate a logiche patriarcali e androcentriche. Il ministero ordinato va rifondato «sulla comune radice battesimale, non solo a livello di principio, ma in modo fattivo e visibile».


Tratto da Settimana News
Fonte: sacerdotisposati.altervista.org