«Le Istituzioni europee, che pure su mia sollecitazione avevano accolto l’idea di una "cabina di regia" utile a gestire le emergenze degli sbarchi, cosa aspettano a intervenire per operare la redistribuzione dei migranti che sono a bordo della nave italiana Diciotti, ancorata nel porto di Catania?»

Così iniziava un post inviato ieri su Facebook dal primo ministro Conte per chiedere all'Europa un intervento che potesse risolvere l'ennesima "sceneggiata" propagandistica allestita dal segretario della Lega Matteo Salvini, in veste di ministro dell'Interno, che oramai, dato che ciò lo porta d aumentare il proprio consenso elettorale, continua a sfruttare a tale scopo i migranti prendendoli in ostaggio, sia politicamente che fisicamente.

Almeno quest'ultima sembrerebbe l'ipotesi su cui sta indagando la Procura, senza aver formalizzato alcuna accusa nei confronti di Salvini, il quale però si è subito proposto come destinatario dell'inchiesta, urlando, sempre via social, "INDAGATE ME!"

Nel frattempo l'Europa, il cui intervento era stato richiesto nei giorni scorsi, ma inutilmente, dal ministro degli Esteri Moavero Milanesi, ha deciso di intervenire, anche se è da capire ancora se ciò porterà o meno a qualcosa di concreto.

La Commissione Ue, infatti, ha convocato per venerdì 24 agosto una riunione a Bruxelles per concordare "possibili" soluzioni sulla questione sbarchi. La riunione è organizzata dalla direzione generale Affari interni e ad essa sono stati invitati a partecipare i consiglieri per gli Affari europei dei leader di Italia, Francia, Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Olanda, Belgio, Malta, Grecia, e Irlanda.

Dopo l'appello del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che, dopo essere stato a bordo della Diciotti ed essersi reso conto delle condizioni in cui sono costretti a vivere i naufraghi soccorsi in mare, nella serata di mercoledì sono stati fatti sbarcare dalla nave della Guardia Costiera almeno i minori, ovviamente solo dopo il consenso espresso da Matteo Salvini. Restano così a bordo ancora circa 150 persone. Ed ancora non è possibile prevedere quando sarà consentito loro mettere piede a terra.


Questa la dichiarazione rilasciata ieri, a commento della vicenda, da Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia:

«La vicenda della nave Diciotti è un’espressione grottesca della cosiddetta politica del "no agli sbarchi", ultima arrivata tra le varie politiche del "no a questo, no a quello". Più che una politica, una sfida irresponsabile giocata sulla pelle dei più deboli e vulnerabili, che ha prodotto finora solo arbitrio e illegalità.

Dopo le navi delle Ong, quelle commerciali italiane e straniere, quelle di eserciti di stati alleati, ora sono paradossalmente le navi della stessa Guardia Costiera italiana a non poter sbarcare o a sbarcare con grave ritardo il proprio carico umano, fatto di persone soccorse in mare.

Il diritto internazionale e la Costituzione italiana – opportunamente richiamati dal Garante per i diritti delle persone detenute o private della libertà – avrebbero imposto da giorni una soluzione diversa, rispettosa dei diritti fondamentali di persone in particolari condizioni di vulnerabilità e, certamente non poche di esse, con un fondato timore di persecuzione. Quei diritti non possono e non devono essere messi da parte in nome dei diktat di questa o quella forza politica.»